Sullo scandalo Mps occorre fare ”chiarezza e tutelare l’interesse nazionale”. E’ il monito del presidente Giorgio Napolitano contenuto in una intervista rilasciata a Roberto Napoletano, direttore del ”Sole24ore”, e pubblicata sul sito del quotidiano. Il capo dello Stato auspica che si manifesti ”quella consapevolezza dell’interesse nazionale cui sono di certo sensibili tutte le forze responsabili, ferma restando la netta distinzione tra la doverosa azione penale e le riconosciute condizioni di stabilità della banca oggetto d’indagine”. Napolitano sottolinea che la Banca d’Italia ”ha esercitato fin dall’inizio con il tradizionale rigore le funzioni di vigilanza nei limiti delle sue attribuzioni di legge. E la collaborazione che ha prestato e presta senza riserve alla magistratura è garanzia di trasparenza per l’accertamento delle responsabilità”. Aggiunge il presidente della Repubblica: ”La totale autonomia della magistratura nelle indagini sul precedente management di Mps, come già chiarito nella nota diramata ieri dalla Procura, va rispettata anche evitando la diffusione di notizie infondate deplorata dalla stessa Procura per le sue ricadute destabilizzanti sul mercato”. L’intervista si chiude con Napolitano che ricorda ”quanto possano essere importanti il ruolo e l’impulso della stampa per far luce su situazioni oscure e comportamenti devianti”, aggiungendo di essere ”altrettanto fermamente convinto che va salvaguardato il patrimonio di credibilità e di prestigio, anche fuori d’Italia, di storiche istituzioni pubbliche di garanzia, insieme con la riconosciuta solidità del nostro sistema bancario nel suo complesso”. Sul tema della riforma del sistema bancario è intervenuto pure Mario Monti, scrivendo sulla sua pagina Facebook: ”Per il bene di tutti, dobbiamo tenere i partiti lontani dalla gestione delle banche. Sono stato accusato in passato di presiedere un governo di banchieri. Ricordo solo che il decreto ”salva-Italia’, voluto dal nostro governo, ha vietato le presenze incrociate nei consigli di amministrazione di banche e compagnie di assicurazioni concorrenti. Sono anche questi intrecci di persone a generare i conflitti di interesse, le distorsioni al mercato e i danni al sistema finanziario. La nostra misura è stata una scelta coraggiosa e apprezzata all’estero, che migliora la concorrenza del mercato, a vantaggio dei cittadini”. Conclude il premier dimissionario su quel provvedimento: ”Non puo’ certamente essere etichettato come un favore ai salotti buoni della finanza, anzi e’ un primo passo concreto e importante per arginare la commistione tra politica e finanza, che ho gia’ definito una brutta bestia”. Pier Luigi Bersani replica polemicamente: ”I partiti fuori dalle banche? Sono d’accordo dieci volte. Io aggiungo: via i banchieri dai partiti. Cosi’ siamo a posto”. Il segretario del Pd annuncia: ”Alla stampa di destra dico che se pensano di fare i picchiatori contro le mammolette troveranno pane per i loro denti. Ho gia’ dato mandato a un bel po’ di avvocati perche’ il buon nome del Pd non e’ dato a nessuno di sfregiarlo”. Bersani conclude ribadendo di non accettare lezioni dal Pdl, ”da chi ha abolito il reato di falso in bilancio”, e conferma l’ impegno di riformare la legge sulle Fondazioni bancarie. Intanto, ieri sera la riunione del Consiglio dei ministri non e’ riuscita ad approvare la riforma dell’Isee (i parametri che permettono di misurare la condizione economica delle famiglie) che faceva parte dell’ordine del giorno. Secondo alcune indiscrezioni, la decisione e’ stata motivata dall’assenza di alcuni ministri, tra cui Elsa Fornero, responsabile del Welfare. Sarebbero stati i ministri Andrea Riccardi (Cooperazione internazionale e integrazione) e Balduzzi (Salute) a suggerire il rinvio dell’approvazione della riforma. Contro l’ipotesi di riforma si erano pronunciate nei giorni scorsi alcune regioni del nord facendo pesare la propria posizione all’interno della Conferenza Stato-Regioni. In particolare, la Regione Lombardia si e’ schierata contro gli eventuali nuovi parametri delle condizioni socioeconomiche delle famiglie perche’ sarebbero stati in contrasto con le proprie regole regionali sui quozienti famigliari. Un altro no al provvedimento era arrivato dal Forum delle famiglie.