Le polemiche sul mancato confronto tv e il nodo alleanze, tra Scelta civica e Pd-Sel, così come tra Pdl e Lega Nord, tengono ancora banco in questi ultimi giorni di campagna elettorale. Il faccia a faccia finale, tranne sorprese dell’ultima ora, rimane un miraggio. Ieri l’ennesimo tira e molla: un ”balletto”, secondo Pier Luigi Bersani, o un ”giochetto”, per dirla con Paolo Bonaiuti, portavoce di Silvio Berlusconi. Al momento, il quadro risulta essere questo: Mario Monti si dice disponibile a qualsiasi tipo di confronto, purche’ si faccia; il segretario del Pd ne vuole uno a sei, tra tutti i candidati premier; il leader del Pdl chiede un dibattito solo tra lui e Bersani, ”i due candidati che hanno possibilità di vittoria”. Per spronare gli avversari, Monti, che domenica con uno videomessaggio aveva chiesto loro di non sottrarre agli italiani la ”possibilità di farsi un’idea”, ieri ha rinnovato l’invito: ”Non possiamo trattare i cittadini italiani come dei minorati”, ha affermato il premier dimissionario, osservando poi ironico: ”Se Berlusconi dice che sono il ‘centrino’, allora dovrebbe venirgli facile distruggermi…”. Ma il leader del Pdl non cambia posizione e ribadisce come in ”questa situazione finale” sia ”utile che ad andare in tv siano gli unici due possibili vincitori”, dunque lui e Bersani. Poi torna ad attaccare l’inquilino di Palazzo Chigi, dandogli del ”disperato” che vede da vicino ”la possibilita’ che il suo centro con Casini e Fini non abbia nemmeno rappresentanti in Parlamento, visto che e’ molto probabile non arrivi al 10%”. Il botta e risposta va avanti per tutta la giornata. ”I confronti si fanno tra i candidati che sono in lizza, Monti non lo e’ piu’ perche’ non ha nessuna possibilita’ di poter vincere queste elezioni”, rintuzza Berlusconi. Immediata la replica di Monti: ”Evidentemente ha un timore particolare a confrontarsi con me…”. Bersani, dal canto suo, chiede che il confronto sia a sei, perche’ ”un discorso sono i sondaggi, un altro sono le elezioni e quindi quando si e’ in campagna elettorale tutti devono avere pari condizioni. Io sono del partito democratico”. A stretto giro Monti torna a dirsi ”disponibile a ogni tipo di confronto” anche ”a sei, e confido che ci siano anche Berlusconi e Grillo. Se poi qualcuno non c’e’, a me va bene anche un dibattito a quattro”. Si passa al nodo alleanze. Ad accendere la miccia e’ Monti, che torna sull’ipotesi di un accorso post-voto con Pd-Sel. ”Io non ho e non avro’ niente in comune con questa coalizione di sinistra”, afferma secco il leader di Scelta civica, anche se a fine giornata chiarisce che il suo ”no’ non era riferito ai Democratici ma alla coalizione ”come si configura oggi”. Nel caso in cui non uscisse una maggioranza chiara dalle urne, il premier dimissionario al momento non si sbilancia: ”E’ una scelta che compete al presidente della Repubblica”. Detto questo, ”io, com’e’ noto, sono da tanti anni fautore di grandi coalizioni per risolvere i problemi seri del Paese. La situazione potrebbe essere ingovernabile dopo il voto”. E cosi’ Monti si candida a federatore dei moderati, la ”calamita” di coloro che anche dopo il voto ”non si ritroveranno nei due poli”. Nel frattempo, Bersani ostenta sicurezza: ”La nostra coalizione, piaccia o non piaccia, e’ solidissima e durera’. Le altre dureranno poco ma molto poco”. E se il leader di Sel, Nichi Vendola, invita Monti a ”dialogare senza pregiudizi, sulla base di spunti politici”, il segretario Pd assicura che avra’ ”umilta’ e apertura mentale”, senza essere fazioso, ma rivolgendosi, anzi, ”a tutti quelli di buona volonta”’. Sempre a proposito di alleanze, ma spostandoci sul versante centrodestra, e’ Berlusconi ad aver animato d’improvviso la discussione: se di nuovo al governo con il Carroccio, questa volta, a differenza della scorsa legislatura, non ci sarebbero problemi perche’ ”potremmo far cadere le Giunte delle tre Regioni se ci fossero difficolta’ al governo con la Lega Nord e quindi credo che avremmo mano libera”. Da via Bellerio nessuna reazione negativa, considerato anche che di li’ a poche ore, Berlusconi e il segretario Roberto Maroni sarebbero apparsi insieme sul palco dell’auditorium della Fiera di Milano. Ed e’ non a caso conciliante l’unico intervento di matrice leghista, quello di Giacomo Stucchi, vice segretario federale, per il quale ”problemi non ce ne sono e non ce ne saranno, e non penso ci sia alcuna minaccia. C’e’ un’intesa su un programma per governare. Siamo adulti e sappiamo che non bisogna creare problemi o tensioni”. E infatti, sara’ che in ballo c’e’ la presidenza della Lombardia, sara’ che mancano pochi giorni al voto e non e’ il caso che la coalizione si faccia vedere litigiosa, Maroni si avvicina sul palco a Berlusconi dicendo: ”Il mio presidente preferito e non solo del Milan…”. E a suggellare mediaticamente l’alleanza e’ un plateale abbraccio tra i due, con tanto di messaggio finale dell’ex premier: ”La Lega e’ un alleato solido e leale”.