Mentre nella puntata di ”Ballarò” di ieri sera su Raitre Alessandra Moretti, neodeputato del Pd, duellava dialetticamente con Angelino Alfano, segretario del Pdl, difendendo la linea illustrata nella conferenza stampa del pomeriggio dal segretario Pier Luigi Bersani, era in corso la riunione del Coordinamento del Pd per valutare l’esito del voto. Secondo le indiscrezioni, le obiezioni mosse alla linea tracciata dal segretario sarebbero state piu’ di una. Non tutti condividerebbero l’apertura di dialogo con il Movimento 5 Stelle (M5S), il no a governissimi con Pdl e lista Monti, l’ipotesi di accettare un eventuale incarico del presidente Giorgio Napolitano presentandosi alle Camere con un programma minimo chiedendo il voto di fiducia. Beppe Fioroni, che già ieri mattina nel Transatlantico di Montecitorio ribadiva tutti i suoi dubbi sulla linea tenuta dal Pd nelle elezioni (avrebbe preferito l’alleanza con la lista Monti rispetto a quella con Sel), pur confermando i suoi distinguo preferiva sottolineare che ”sarebbe un errore una resa dei conti ora perche’ dobbiamo pensare a dare un governo al paese”. Obiezioni alla linea del segretario illustrata nella sua conferenza stampa di ieri pomeriggio sarebbero venute nella riunione del Coordinamento sia da Massimo D’Alema, sia da Walter Veltroni. L’ex segretario del Pd riterrebbe impraticabile il dialogo con i grillini ma sarebbe contrario anche al governissimo con Pdl e Scelta civica: da qui l’ipotesi di affidarsi alla saggezza politica di Napolitano per trovare una soluzione al tema della governabilita’. Piu’ o meno stessa posizione quella di D’Alema. Il ritorno alle urne in tempi brevi viene considerato inoltre inevitabile. Altri interventi avrebbero contestato l’idea di sfidare l’ ingovernabilita’ accettando l’eventuale incarico esplorativo a Bersani che potrebbe accettarlo in virtu’ del fatto che la coalizione di centrosinistra e’ prima alla Camera e al Senato. Qualche mugugno pure nei confronti dell’analisi del risultato elettorale del Pd offerta dal segretario nel corso della sua conferenza stampa, nella quale ha parlato soprattutto dei colpi della crisi economica sulle fasce piu’ deboli dell’elettorato e poco della crisi della politica – idea forza di Beppe Grillo – che allontana l’opinione pubblica dalle istituzioni e dai partiti. Bersani aveva parlato di un programma minimo su cui verificare le intenzioni degli altri gruppi in Parlamento: riforme istituzionali, nuova legge elettorale, interventi sulla moralità pubblica e a favore delle fasce sociali piu’ colpite dalla crisi, legge di riforma sui partiti per renderli trasparenti. E per verificare la disponibilita’ dei grillini ha pure parlato di una presidenza della Camera che potrebbe andare al primo partito di quell’Assemblea che e’ proprio il M5S (l’ offerta non deve essere piaciuta a Dario Franceschini e Rosy Bindi che secondo molte voci si sarebbero candidati a quel ruolo prima del risultato elettorale). Ieri sera, secondo alcune ricostruzioni, il confronto nel Coordinamento piddino non ha pero’ assunto toni ultimativi o da resa dei conti nei confronti di Bersani e del suo staff anche perche’ in tutte le componenti del partito c’e’ la convinzione che qualsiasi soluzione si trovi per la premiership, il governo non durera’ a lungo. Nuove elezioni anticipate sono date per certe, pur se non nel giro di poche settimane per via del semestre bianco che accompagna l’elezione del nuovo capo dello Stato. Dalla Germania, dov’e’ in visita ufficiale, il presidente Napolitano ha rilasciato ieri una prima dichiarazione: ”Non sono chiamato a commentare i risultati elettorali, sono chiamato ad attendere che ciascuna forza politica, in piena legittimita’ e autonomia, faccia le sue riflessioni, che poi mi verranno prospettate in occasione delle consultazioni e solo allora trarro’ le conclusioni”. ”Serve una governabilita’ che faccia andare avanti l’Italia. Siamo di fronte a una responsabilita’ grande ma e’ prematuro fare ipotesi”, ha intanto detto ieri Mario Monti dopo l’incontro di ieri a Palazzo Chigi con i ministri dell’Economia, degli Esteri e con il governatore della Banca d’Italia che dovrebbe essere servito ad analizzare le reazioni dei mercati al risultato elettorale. In sintonia con la linea scelta da Bersani si dichiara Nichi Vendola, leader di Sel (37 deputati, 7 senatori): ”No al governissimo, sarebbe la piu’ velenosa delle sciagure. Il centrosinistra ha il dovere del confronto in Parlamento con chi ha incarnato la forza di una domanda netta perfino virulenta di cambiamento” (riferimento implicito al M5S). Si spiega meglio Vendola: ”Penso che il governissimo renderebbe precaria la sorte della democrazia italiana, non potrebbe che moltiplicare il rancore e la distanza del popolo italiano dalla politica percepita come Palazzo. Dobbiamo parlare dell’agenda dei primi 100 giorni e vedere se questa incontra la passione civile del Movimento 5 Stelle”. Potrebbe essere proprio Vendola l’ambasciatore del centrosinistra verso i grillini per verificare le loro disponibilita’, non prima pero’ di un incontro previsto nelle prossime ore con Bersani.