Bersani, prove di dialogo con Grillo

Ha riflettuto, da solo e con i suoi collaboratori più stretti. Ha analizzato il voto e soprattutto come si è arrivato a questo esito – molto lontano dalle sue speranze – ma non è stato nemmeno sfiorato dall’idea di cancellare una visita prevista da mesi. Pertanto è partito per la Germania, e pazienza se qualcuno nei giorni scorsi ha detto e insistito che, dopo Obama, si stava recando a gran consulto con Frau Merkel. Non e’ un caso se Giorgio Napolitano, appena arrivato a Monaco di Baviera, lancia subito un messaggio alle forze politiche. Dice in modo chiaro e netto: "Il Capo dello Stato può solo attendere, con eguale rispetto per tutti, che le forze politiche presenti in Parlamento facciano le loro riflessioni alla luce del risultato delle elezioni". Quindi le stesse forze politiche dovranno "riferirne al Quirinale in occasione delle consultazioni". Il Colle "non e’ chiamato a commentare i risultati delle urne", ragion per cui "ogni forza politica faccia le proprie riflessioni e poi me le trasmetta. Allora io trarrò le conclusioni". Insomma, alla vigilia della stagione piu’ calda del suo mandato, che corrisponde per un caso del destino con i suoi ultimi giorni di presidenza, Napolitano ribadisce quello che solo apparentemente e’ un ragionamento di comune buon senso istituzionale. In realta’ si tratta di una mossa volta a divincolarsi da quella pressione che molti vorrebbero esercitare su di lui in queste ore convulse, quasi ad attendere che lui svolga una funzione salvifica di fronte alle incertezze del presente.

Il suo non e’ nemmeno, si badi, un tentativo di tenersi le mani libere, come e’ stato ipotizzato. Se cosi’ fosse – si fa notare – non si leggerebbe nella sua dichiarazione quel duplice richiamo alle forze politiche affinche’ pensino, elaborino e infine presentino una proposta di soluzione nella sede piu’ appropriata. Vale a dire quelle consultazioni che, per forza di cose, devono essere tenute appena le Camere si saranno insediate.
Al contrario, la presa di posizione del Quirinale equivale ad un richiamo al senso di responsabilita’ che ora tutti, ma proprio tutti, saranno costretti a dimostrare. Non c’e’ protesta che tenga, non ci sono facili e facilone promesse elettorali che giustifichino, da ora in poi, atteggiamenti demagogici oppure ad uso e consumo della piazza. Si rifletta, si pensi bene, poi si venga a dire una volta sola, a colui che deve tirare le somme, cosa si vuol fare. Nessuna soluzione e’ preclusa, ma prematuri sembrano, se visti dal Quirinale, gli appelli a immediati scioglimenti delle Camere.

Una decisione che, al di la’ del dibattito politico e costituzionale che e’ gia’ stato avviato, sara’ contemplata casomai solo al momento di fare una sintesi della situazione. Anche se, certo, e’ ben noto che si tratti di una soluzione comunque traumatica, a cui ricorrere, in caso, con estrema prudenza. E’ vero, comunque, che a Napolitano le scelte radicali non dispiacciono. Lo dimostra lui stesso, quando appena arrivato a Monaco si reca al Teatro dell’Opera per ascoltare un concerto in suo onore. Mentre il Presidente tedesco, Gauck, lo ascolta attento, lui ricorda il "grande bavarese" che in queste ore ha scritto la storia della Chiesa opponendo un gran rifiuto. "Ho avuto ancora sabato l’occasione per ripetergli la riconoscenza degli italiani per come ha svolto la sua missione", chiosa Napolitano soppesando le parole, "e anche per il suo gesto coraggioso e lungimirante". E cosi’ dicendo, il presidente sceglie un aggettivo (il secondo) che classifica in modo inequivocabile l’abdicazione di Benedetto XVI. Poi il Presidente torna all’attualita’ politica. "Sono in Germania all’indomani di elezioni molto attese nel mio Paese", sottolinea, "ho mantenuto il mio programma perche’ sono assolutamente sereno". L’Italia sta per affrontare una prova "complessa" ma "sono sicuro che riusciremo a superarla nell’interesse comune" trovando il modo per "avviare su un sentiero costruttivo la formazione del nuovo governo".

"Non abbiamo vinto, anche se siamo arrivati primi e questo e’ anche l’oggetto della nostra delusione". Pier Luigi Bersani parla per la prima volta dopo il voto e sfida il Movimento 5 Stelle che "fin qui ha detto ‘tutti a casa’. Adesso ci sono anche loro e o ‘vanno a casa’ anche loro o dicono cosa vogliono fare per il loro Paese". "Noi siamo favorevoli alla corresponsabilita’ per i livelli istituzionali. Il Movimento 5 Stelle e’ il primo partito. Secondo i grandi modelli democratici, ciascuno si prenda le sue responsabilita’", ha detto Bersani parlando di una possibile assegnazione delle presidenze delle Camere ad altri partiti. "E’ chiaro che chi non riesce a gaantire la governabilita’ nel suo paese non puo’ dire di avere vinto le elezioni", ha sottolineato Bersani.