Facciamo un ragionamento “terra-terra”, quello -per chi non è rinchiuso in qualche fortino, fosse anche virtuale- che ascoltiamo tutti i giorni quando andiamo a prendere un caffè al bar o lungo gli scaffali di un supermercato o le bancarelle di un mercato, o tra le mamme e i babbi e i nonni che portano i bimbi a scuola; i luoghi, cioè, in cui tutti ci incontriamo indipendentemente dal nostro circolo e dalle nostre idee. Cipro deve un sacco di soldi alla Germania e non solo. La Ue è disposta a darle una mano, ma vuole vedere la buona volontà del Governo per far fronte alla restituzione, per cui suggerisce un prelievo diretto dai depositi bancari, prelievo che -mentre scriviamo- sembra essere deciso nella misura del 6 e qualcosa % per chi ha depositi tra 20 e 100 mila euro (esentati quelli sotto i 20 mila) e quasi del 10% per chi va oltre i 100 mila. Le banche chiudono per evitare che tra transazioni e prelievi, le loro casseforti vengano prosciugate. Tutti in coro -economisti di apparato, media sempre di apparato, e annessi e connessi- ci dicono che il “caso Cipro” è anomalo (anche perchè molti capitali sono lì attratti per gli scarsi controlli e i bassi costi… quindi sarebbero soldi “cattivi”) e una cosa del genere non potrà mai verificarsi nei nostri contesti economici (dove -presumiamo a rigor di logica conseguenziale- che i soldi siano “buoni”). Un fatto italiano è però presente nella mente di molti.
Nel 1992 -grazie ad un decreto legge del governo guidato da Giuliano Amato- nella notte fra il 9 e il 10 luglio, a tutti i depositi bancari fu prelevato il 6 per mille. I mercati si accanivano contro la lira, l’età pensionabile era stata aumentata, fu introdotta la minimun tax e i ticket sanitari, nonchè la tassa sul medico di famiglia e l’imposta straordinaria sugli immobili (3 per mille della rendita catastale rivalutata, che da straordinaria divenne stabile col nome di Ici). Lo Stato incassò 11.500 miliardi di lire e si calmò la tempesta dei mercati contro la lira. Nel presunto Stato di Diritto in cui viviamo, ciò che conta è la norma, la sua applicazione e il suo rispetto. Quindi, nel 1992 fu stabilito il principio che lo Stato -pur in assenza di comportamenti delittuosi da parte dei risparmiatori- poteva mettere le mani nelle tasche degli italiani (i conti in banca sono le tasche degli italiani, tant’è che se non li abbiamo, non possiamo fare nulla, fra un po’ neanche la paghetta ai nostri figli). Principio che -indipendentemente che si usi per il 6 per mille o il 6 per cento- è quello che è: il contrario di come si contribuisce fiscalmente alla nostra comunità, sia con le imposte dirette che quelle indirette, cioè col nostro gesto responsabile di dare rispetto a ciò che diciamo di avere. Quello che -a nostro avviso- fa la differenza tra uno Stato autoritario e uno democratico. Quindi il principio c’è anche in Italia come oggi anche a Cipro. Facile il parallelo tra il 1992 e il 2013, anche perchè l’Italia è nel mirino dell’Ue (per colpe proprie e dei propri governi del malaffare, per carità, comunque nel mirino). Per concludere ricordiamo un ragionamento che, da quando esistono le democrazie e le sospensioni delle stesse, viene frequentemente fatto: quando un dittatore sospende o cancella la democrazia, lo fa sempre -dice lui- nell’interesse del proprio popolo. Ma quanto durano poi questi Paesi dove e’ stata sospesa la democrazia? E -aggiungiamo noi- quanto potrebbe durare una democrazia incompiuta come la nostra dove “il colpo di Stato” fosse fatto dallo stesso Stato? E non è la nostra situazione odierna figlia anche di quel 1992 che costò al “golpista Stato” una crescita gigantesca della sfiducia degli italiani nelle istituzioni, fiducia che si traduce -essenzialmente- con la “reazione” dell’evasione fiscale ovunque? Per carità, ci sembra che stanotte non sia in programma nessun prelievo dai nostri depositi bancari, ma il principio è stato affermato nel nostro ordinamento, mentre un giorno sì e l’altro pure dai capi dell’Ue ci dicono di fare questo e quell’altro, e noi non siamo molto scattanti…. …honni soit qui mal y pense "Sia vituperato chi ne pensa male" -motto del nobile ordine britannico della Giarrettiera
Vincenzo Donvito, presidente Aduc