Un’impresa su tre fallisce a causa di ritardi nei pagamenti da parte della pubblica amministrazione o di altre imprese. La stima arriva dalla Cgia di Mestre, secondo cui nel 2012 delle 12.463 imprese italiane che hanno chiuso per fallimento, per poco più di 3.800 (pari al 31% del totale) la causa principale "è da imputare all’impossibilità di incassare – sia da committenti pubblici, sia da committenti privati – le proprie spettanze in tempi ragionevoli".
La Cgia precisa che tale incidenza è stata definita dopo aver appreso da Intrum Justitia che la percentuale di aziende che nell’UE sono fallite a causa dei ritardati pagamenti è pari al 25% del totale. Tenendo conto che in Italia la situazione è ben più grave che nel resto d’Europa, è molto probabile che la quota di chiusure dovute all’impossibilità di incassare in tempi ragionevoli le fatture emesse si attesti attorno al 30% del totale.
"E’ evidente che per invertire questa situazione bisogna innanzitutto sbloccare gli oltre 70 miliardi di euro che le aziende private attendono dalla Pubblica amministrazione", commenta Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre.