Renzi: Stiamo perdendo tempo. Intesa col Pdl o alle urne

In parlamento e fuori, oggi Matteo Renzi è partito all’attacco. Il sindaco di Firenze ha lanciato un’invettiva contro il lento avvio della legislatura, mentre dai suoi è arrivata una proposta di legge per l’abrogazione dei rimborsi elettorali ai partiti. L’attivismo di Renzi non è piaciuto alla maggioranza del Pd. C’è chi vede dietro alle uscite del ‘rottamatore’ il timore che il tentativo di Pier Luigi Bersani di formare un governo possa dopotutto riuscire e che comunque si allontanino le elezioni; dunque il vero obbiettivo di Renzi sarebbe chiudere ogni strada al segretario.
Non è questa invece l’interpretazione che si dà a Firenze. Renzi avrebbe voluto solo chiarire che vede come urgente l’uscita dallo stallo: o si accetta di fare un accordo con il Pdl per un governo di scopo o si va a votare. Nessuno può pensare realisticamente che, anche se dovesse nascere, un esecutivo avrebbe davanti vita lunga. E se le elezioni dovessero essere a breve, comunque il ‘rottamatore’ c’è e da lui non si potrà prescidere. "Stiamo vivendo una situazione politico-istituzionale in cui stiamo perdendo tempo e questo mentre il mondo ci chiede di chiedere di correre a velocita’ doppia", ha scandito Renzi al convegno per i 120 anni della Camera del lavoro di Firenze, davanti a Susanna Camusso in prima fila. "Le imprese sono sull’orlo della fine, il tempo e’ scaduto. Serve credibilita’ politico istituzionale, e risposte sui temi del lavoro, o rischiamo di perdere la strada per tornare a casa", ha insistito il sindaco.
Renzi ha incassato il sostegno di Camusso e un consenso politico bipartisan, dal Pdl a ItaliaFutura. "Non c’è dubbio che si sia perso tempo", ha detto la leader della Cgil. Ma non altrettanto benevoli sono i giudizi in larga parte del Pd. "Si fa pessima informazione e cattiva politica quando si accredita l’idea che in queste settimane si sta solo perdendo tempo", ha spiegato Davide Zoggia, della segreteria.
"Stiamo facendo quello che detta il Presidente della Repubblica che ha il compito di risolvere la crisi", ha ricordato Gianclaudio Bressa, vicino a Dario Franceschini. A inasprire gli animi poi e’ stata la proposta di legge presentata al Senato da una decina di fedelissimi in cui si chiede di cancellare i finanziamenti pubblici ai partiti. Per i parlamentari, "bisogna ripartire dal referendum del 1993 che fu clamorosamente aggirato e abolire una legge giustamente invisa all’opinione pubblica, per poi studiare meccanismi alternativi che prevedano il contributo diretto dei cittadini, anche attraverso il credito di imposta". L’obbiettivo, hanno spiegato i senatori, e’ stimolare "una larga partecipazione degli elettori, con l’obiettivo di incentivare micro versamenti volontari". Ora "ci auguriamo che il nostro disegno di legge trovi un ampio consenso trasversale". Magari il sostegno sarà anche trasversale, il tema e’ molto caro ai grillini, ma nel Pd l’iniziativa è stata accolta con una certa freddezza. La linea ufficiale di Bersani prevede sì un taglio drastico dei fondi statali, ma non l’abrogazione per evitare che "siano solo i miliardari a fare politica". Con un tempismo perfetto, l’iniziativa e’ arrivata all’indomani della pubblicazione dell’elenco delle donazioni, con nomi e cognomi dei finanziatori, della fondazione BigBang, riconducibile a Renzi anche se il nome del sindaco non compare nell’atto costitutivo e le sue attivita’ vanno oltre al rottamatore. Conti alla mano, comprese le donazioni per il viaggio del camper, alla fine Renzi ha raccolto un milione di euro. Come siano stati spesi i soldi arrivati alla fondazione si sapra’ dopo il 30 aprile, quando sarà pubblicato il bilancio certificato.