La scomparsa dell’Agenzia del territorio

L’Agenzia del Territorio è stata istituita con decreto legislativo n. 300 del 30 luglio 1999 nell’ambito di un generale processo di riorganizzazione di tutta la Pubblica Amministrazione.
La missione dell’Agenzia ha una valenza di rilievo, dal momento che svolge compiti in materia di catasto, pubblicità immobiliare, consulenze e stime ed è deputata alla formazione e allo sviluppo dell’osservatorio del mercato immobiliare. Si tratta di competenze delicate e particolari, che richiedono competenze specifiche e grandi professionalità in quanto sono dirette ad assicurare una gestione unitaria, su tutto il territorio nazionale, della base dei dati catastali. Purtroppo, con l’ultima decisione contenuta nel provvedimento della Spending Review, il Governo ha stabilito di incorporare l’Agenzia del Territorio in quella dell’Entrate. La disposizione normativa, però, mostra alcuni punti deboli, soprattutto dal punto di vista economico e da quello organizzativo. Dal punto di vista economico, la maggiore critica avanzata da più parti deriva dall’applicazione del principio delle diseconomie di scala. Le diseconomie di scala descrivono il fenomeno in cui l’aumentare della dimensione aziendale provoca un aumento (non un risparmio) del costo marginale dell’output (bene o servizio) e quindi del costo medio della produzione. Quindi, l’accorpamento delle due agenzie di così grandi dimensioni non produce un risparmio di tipo economico, ma provoca addirittura un aumento dei costi conseguente o all’attribuzione di due funzioni diverse in capo alla stessa persona (con evidente rendimenti scarsi) oppure della stessa funzione attribuita a due persone diverse (con evidenti ricadute negative in termini di coordinamento e quindi di produttività). Dal punto di vista organizzativo, invece, il provvedimento non ha comportato nessuna riorganizzazione che fosse finalizzata a garantire una maggiore efficienza della nuova struttura. Nel caso di specie, infatti, l’accorpamento delle due Agenzie non è avvenuta eliminando le duplicazioni di funzioni o snellendo le competenze, ma è avvenuta per semplice operazione addizionale, aggiungendo all’agenzia dell’entrate quella del territorio, con la sola eliminazione del direttore centrale dell’agenzia del territorio. Addirittura, però, questa soluzione ha finito per penalizzare illegittimamente il Direttore dell’Agenzia del territorio, che si è trovato improvvisamente senza incarico. E’ come se si fosse prodotta una risoluzione del contratto “ope legis”, cioè per effetto di una legge in violazione di una norma contrattuale.
Ciò che la legge ha disposto, però, è soltanto l’eliminazione di un posto di funzione (il direttore generale) a seguito della creazione di una nuova struttura formata dall’accorpamento di un’agenzia nell’altra. Ora, anche se l’incorporazione è avvenuta a scapito dell’agenzia del territorio – che è stata soppressa nel nomen, ma non nelle competenze – la nomina del Direttore della nuova Agenzia non può essere scontata, ma deve avvenire attraverso una regolare procedura di interpello. Invece ciò non è stato, ed arbitrariamente l’attuale Direttore dell’Agenzia dell’Entrate si è posto a capo della nuova struttura. Non dimentichiamo, infatti, che le competenze della nuova Agenzia comprendono anche quelle della ex agenzia del territorio, che sono sconosciute ai vertici dell’agenzia delle entrate, e che richiedono specificità e professionalità che devono essere valutate attentamente. Inoltre la fusione dell’agenzia del territorio in quella dell’entrate è in controtendenza con le realtà presenti nel resto dell’Europa, dove l’Ente impositore non coincide con l’ente accertatore per evidenti motivazioni di incompatibilità delle due funzioni, che devono pertanto restare separate in modo da garantire la corretta applicazione del regime fiscale e tributario nell’interesse dei cittadini. «La nostra battaglia continua con l’auspicio che il nuovo parlamento ed esecutivo possa far rientrare un provvedimento che sta creando e creerà un grande scompiglio nell’amministrazione finanziaria a tutto vantaggio degli evasori fiscali».

Il VICE SEGRETARIO GENERALE
Pietro Paolo Boiano