Mancano 62 giorni all’aumento dell’Iva: dall’1 luglio l’Imposta sul valore aggiunto aumenterà dal 21% al 22% e l’inasprimento potrebbe dare il colpo di grazia ai consumi. La ripresa è a rischio e dipende dalle scelte che verranno prese nelle prossime ore: è fondamentale, perciò, che nel programma del Governo guidato da Enrico Letta sia dichiarato in maniera inequivocabile che tale aumento è congelato. Lo chiede Unimpresa nel giorno in cui il presidente del consiglio illustra in Parlamento le linee guida dell’Esecutivo appena insediatosi. Una mossa che darebbe fiducia alle aziende, con effetti positivi sul mercato del lavoro.
Aumento imposta con effetto boomerang sul gettito
Un punto percentuale in più di Iva, in teoria, dovrebbe portare nelle casse dello Stato 4 miliardi di euro, ma il gettito aggiuntivo è solo teorico. Ciò perché l’innalzamento dell’Iva potrebbe deprimere le vendite, sia quelle al dettaglio dei beni di consumo sia quelle di prodotti industriali: ne conseguirebbe un calo delle entrate Iva che potrebbe portare il volume dei flussi fiscali addirittura al di sotto della soglia oggi assicurata con il balzello al 21%. Non solo. Il giro di vite fiscale sarebbe deleterio per l’intero ciclo economico che risentendo degli effetti negativi sui consumi finirebbe per avvitarsi nella spirale recessiva ancora di più.
Copertura finanziaria con tagli a spese correnti
La copertura finanziaria della misura va ricercata nelle spese "correnti" dello Stato centrale. Si tratta delle voci dei conti pubblici legate ai consumi dei ministeri per gli acquisti di beni e servizi: un settore del bilancio assai corposo e finora poco esplorato. Gli acquisti sono passati, negli ultimi anni, da circa 80 miliardi di euro a circa 140. Basterebbe pertanto una sforbiciata inferiore al 5% per trovare le risorse necessarie a evitare la pericolosa stangata Iva.