Lavoro: al via confronto governo-parti sociali

Archiviata, almeno parzialmente l’emergenza cig, questa settimana parte il confronto fra Governo e parti sociali sui temi del lavoro. Mercoledì prossimo infatti Cgil, Cisl, Uil e Ugl da una parte e Confindustria, Abi, Ania, Rete Imprese Italia e Alleanza delle Cooperative italiane dall’altra, sono state convocate dal ministro Enrico Giovannini nella sede del dicastero a via Veneto. Sotto la lente, le due riforme che portano il nome di Elsa Fornero: quella del lavoro e quella delle pensioni. In particolare, il lavoro è un tema tema resta centrale: la ”crisi angosciante e drammatica” che vive l’Italia ”impone alle Istituzioni, alle forze sociali e alle imprese la messa in atto di efficaci soluzioni per rilanciare l’occupazione e lo sviluppo economico e sociale del Paese”, ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un messaggio in occasione dell’anniversario del’uccisione di Massimo D’Antona. Ma la materia lavoro è estremamente delicata e complessa, ha ricordato il ministro Enrico Giovanni qualche giorno fa in audizione al Senato. Bisogna stare ”molto attenti”, ha infatti affermato, a toccare una riforma del lavoro ”che sta finalmente producendo una serie di effetti voluti”. Eventuali modifiche dovranno essere ”limitate e puntuali”. Un primo obiettivo pero’ il ministro lo aveva gia’ identificato precedentemente: 100.000 nuovi giovani assunti. Il pacchetto pero’, deve essere ”realistico”, in linea con le ”compatibilita’ finanziarie”. Il lavoro del ministro dovrebbe puntare ad alleggerire alcuni vincoli per introdurre piu’ flessibilita’ d’ingresso, a partire da apprendistato e contratti a tempo determinato. Un percorso che sarebbe in linea con le richieste del mondo imprenditoriale ma a rischio di andare in rotta di collisione con i sindacati. Una messa a punto dello strumento dell’apprendistato potrebbe portare a sostituire con incentivi l’obbligo di stabilizzare una quota degli apprendisti in azienda imposto dalla riforma Fornero. Mentre sui contratti a tempo indeterminato si ipotizza un intervento sui tempi che devono passare tra la scadenza di un contratto e la possibilita’ di rinnovarlo, e sull’obbligo per le imprese di giustificare l’esigenza di ricorrere a un contratto non a tempo indeterminato. Per cio’ che riguarda il capitolo pensioni una delle prime ipotesi allo studio sarebbe quella riguardante la fascia di flessibilita’ per il pensionamento anticipato rispetto all’eta’ di vecchiaia, che dovrebbe essere di 3-4 anni e quindi per gli uomini potrebbe essere fissata intorno ai 62-63 anni (dal 2013 l’eta’ di vecchiaia e’ a 66 anni e tre mesi) con una penalizzazione ”proporzionale”.