Nel 2012 sono 14.928.000 gli italiani in disagio economico – quanti cioè presentano tre o più segnali di deprivazione su un elenco di nove – pari a circa un quarto della popolazione, il 24,8% in forte crescita rispetto al 16% del 2010. Più che raddoppiata rispetto a due anni prima, invece, e’ la quota della popolazione in grave disagio economico – con quattro o piu’ sintomi di deprivazione – passata dal 6,9% del 2010 al 14,3% del 2012: si tratta di 8,6 milioni di persone. E’ quanto attesta il ‘Rapporto annuale 2013 – La sistuazione del Paese’ dell’Istituto nazionale di statistica (Istat) presentato oggi a Montecitorio. In particolare, continua a crescere in modo consistente la quota di individui che dichiarano di non potersi permettere un pasto adeguato (cioè con proteine della carne, del pesce o equivalente vegetariano) almeno ogni due giorni (16,6%), quota triplicata in due anni. Le persone, inoltre, che affermano di non poter riscaldare adeguatamente l’abitazione (21,1%) sono raddoppiate in due anni e coloro che dichiarano di non potersi permettere una settimana di ferie in un anno rappresentano ormai la meta’ del totale (50,4% rispetto al 46,7% del 2011). Gli individui che vivono in famiglie che non possono sostenere spese impreviste di un importo relativamente contenuto (ca 800 euro) raggiungono il 41,7%: erano il 38,6% nell’anno precedente. Nel 2012 continua a crescere il divario fra Mezzogiorno e resto del Paese: la deprivazione materiale, aumentata di oltre tre punti percentuali in un anno, interessa il 40,1% della popolazione, mentre la grave deprivazione, in aumento di oltre cinque punti, riguarda ormai una persona su quattro (25,1%). Nel 2012 si conferma, inoltre, una tendenza gia’ evidenziata nel 2011: la grave deprivazione materiale comincia a interessare non solo gli individui con i redditi familiari piu’ bassi ma anche coloro che disponevano di redditi mediamente piu’ elevati. Circa il 48% degli individui che cade in condizione di severa deprivazione materiale proviene dalla fascia di reddito piu’ bassa ma, fra questi, piu’ di un quarto nell’anno precedente si collocava in una fascia di reddito piu’ elevata. Che la crisi colpisca sempre piu’ indistintamente redditi anche di fascia media e’ confermato dal fatto che negli ultimi due anni il 25,2% della popolazione ha sperimentato almeno una volta una condizione di grave deprivazione materiale: il 6,2% in tutti e due gli anni, il 19% in uno solo dei due anni. Per effetto della crisi si riducono gli aiuti in denaro o in beni che le persone in condizione di deprivazione materiale ricevono da parenti, amici o istituzioni, passando dal 19% del 2011 al 18% del 2012. Il tasso di disoccupazione dei giovani tra i 15 e i 29 anni tra il 2011 e il 2012 e’ aumentato di quasi 5 punti percentuali, dal 20,5 al 25,2% (dal 31,4 al 37,3% nel Mezzogiorno). Dall’inizio della crisi, nel 2008, l’incremento registrato e’ di ben dieci punti percentuali. L’Italia ha, inoltre, la quota piu’ alta d’Europa (23,9%) di giovani 15-29enni che non lavorano ne’ frequentano corsi di istruzione o formazione (i cosiddetti Neet, Not in Education, Employment or Training): si tratta di 2 milioni e 250 mila giovani. Tra il 2011 e il 2012, inoltre, il numero di Neet e’ aumentato del 4,4%. Negli anni della crisi le opportunita’ di ottenere o conservare un impiego per i giovani si sono significativamente ridotte: tra il 2008 e il 2012 gli occupati 15-29enni sono diminuiti di 727 mila unita’ (di cui 132 mila unita’ in meno nell’ultimo anno) e il tasso di occupazione dei 15-29enni e’ sceso di circa 7 punti percentuali (-1,2% nell’ultimo anno) raggiungendo il 32,5%. Lo stesso dato nel 2012 si attesta, invece, al 72,7% per i 30-49enni e al 51,3% per i 50-64enni. La laurea protegge di piu’ dagli eventi negativi del mercato del lavoro: il divario tra tassi di occupazione dei 20-34enni laureati e diplomati da non piu’ di tre anni in Italia e’ in forte e continua crescita (da 5,4 punti percentuali del 2006 a 15 punti del 2011), sia per le donne che, in misura piu’ accentuata, per gli uomini. Dalle rilevazioni dell’Istat emerge, infine, che alcuni effetti della crisi sulle opportunita’ di sbocco dei laureati avrebbero enfatizzato il ruolo dell’estrazione sociale, che incrementa, a favore delle classi piu’ alte, la probabilita’ di trovare lavoro o di ottenere una retribuzione piu’ elevata: cio’ influisce negativamente sulla mobilita’ sociale.