Unioncamere: dai giovani il 17,2% del Pil

Oltre 242 miliardi di euro pari al 17,2% del totale del prodotto interno lordo, un valore che equivale all’apporto dell’intero comparto manifatturiero nazionale. E’ questo il valore aggiunto prodotto dagli oltre 3,8 milioni di giovani occupati in Italia, secondo quanto emerge dallo specifico focus realizzato per la prima volta da Unioncamere e presentato oggi in occasione della 137a Assemblea dei Presidenti delle Camere di commercio italiane.

Il valore aggiunto prodotto dall’occupazione giovanile si ripartisce per oltre tre quarti nel terziario, per il 22,4% nel settore industriale e per l’1,7% nell’agricoltura.

Costruzioni (22,8%), terziario nel suo complesso (17,8%), e, al suo interno, il commercio (21,2%) gli ambiti nei quali il lavoro dei giovani incide di piu’ sul totale dei singoli settori. Minore, ma pur sempre rilevante, l’apporto fornito al manifatturiero (13,3%) e all’agricoltura (14,6%).

Una parte significativa del valore aggiunto dei giovani proviene dalle 675mila imprese di under 35, aumentate lo scorso anno di oltre il 10%, pari a 70mila unita’ in piu’. E, secondo Unioncamere, ci sono altre 100mila imprese che potrebbero nascere per iniziativa giovanile che attendono solo l’occasione per mettersi sul mercato.

All’interno dell’universo delle imprese degli under 35, particolarmente diffuse, rileva lo studio, sono quelle a conduzione femminile che rappresentano il 27,8% del totale delle imprese guidate da giovani, mentre le imprese ”rosa” nel loro complesso incidono sul totale delle attivita’ registrate alle Camere di commercio per il 23,5%. Pari a circa 188mila unita’, le imprese di giovani donne incidono per il 12,8% sul totale delle imprese ”rosa” e risultano particolarmente diffuse nel Mezzogiorno (dove sono quasi 81mila).

In decisa espansione anche l’imprenditoria giovanile straniera che, con le sue 123mila imprese registrate, rappresenta il 18,2% del totale dell’imprenditoria giovanile (arrivando a superare il 30% in Toscana e a sfiorarlo in Emilia-Romagna, mentre ha incidenze a una cifra in molte regioni del Mezzogiorno) e poco piu’ di un quarto di quella ”etnica” complessivamente considerata. Elevata la sua dinamica di crescita anche negli ultimi due anni (+14,8% tra il 2011 e il 2012, con le imprese iscritte nel 2012 che hanno superato di 18mila unita’ quelle cancellate).