Corte Conti: Giampaolino, pressione fiscale effettiva al 53%

La pressione fiscale effettiva ”si è impennata fino al 53%, dieci punti oltre quella apparente”. Lo ha precisato il presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, in audizione delle commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato. Il dato si ottiene rapportando il carico impositivo solo al Pil dichiarato al fisco, con esclusione della ricchezza non dichiarata (ma ricompresa, per stima, nel Pil ufficiale). Un esercizio di questo tipo, ha spiegato Giampaolino, ”ha consentito sia di correggere verso l’alto il livello della pressione fiscale (quella effettiva), sia di evidenziare un ampliamento della distanza dai partners europei caratterizzati da tassi di evasione più contenuti”. Giampaolino ha poi evidenziato i limiti del sistema attuale di controllo ex post sulle dichiarazioni, in termini di contrasto all’evasione, per di più condotta in passato con ”andamenti ondivaghi e contraddittori”, valutando in 200 mila l’anno i controlli ”approfonditi” e non formali, che ”l’Agenzia delle entrate con l’ausilio della Guardia di Finanza riesce a metter in campo annualmente”. Per concludere che tutto cio’ equivale ad un controllo ”approfondito” ogni 20 anni di attivita’. Ne’ appare risolutivo, per Giampaolino, il ricorso al ”contrasto di interessi” in quanto per funzionare ”dovrebbe portare ad una rilevantissima emersione della base imponibile nel settore interessato alla detraibilita’, in misura tale da neutralizzare la perdita di gettito sicura, che corrisponde all’impatto della detrazione concessa sui consumi corrispondenti alla base imponibile gia’ dichiarata dai fornitori”.