Governo: il fattore tempo e la debolezza della coalizione

Ci sono persone di costituzione gracile, con la salute così-così, che tuttavia vanno avanti e spesso riescono a vivere oltre le generali aspettative. Anche di più di altre persone ritenute, come si dice, di sana e robusta costituzione fisica. Molto è dovuto alle costanti cure mediche e all’attenzione alla propria salute da parte dell’interessato. Fuor di metafora, questa sembra essere allo stato attuale la condizione del governo Letta. Nato con il supporto di una larga alleanza -destra, sinistra riformista e centro- questa però non sembra essere il vero punto di forza dell’esecutivo. L’alleanza è necessitata e imposta dalle ristrettezze economiche e dalla precarietà politica. Insomma non siamo davanti (e lo si sapeva fin dall’inizio) a una grosse coalition sul modello tedesco, ma ad una coabitazione forzata che a ben vedere si regge sulle riconosciute reciproche debolezze. Ma come spesso accade l’unione di tre debolezze non fa una forza, ma semplicemente un equilibrio per sua natura instabile. A esserne ben cosciente è per primo il presidente del Consiglio Enrico Letta che fino ad oggi non ha sbagliato una mossa, superando le diverse fibrillazioni interne ed esterne alla coalizione. L’aiuto e il supporto piu’ importante gli e’ venuto dal presidente Napolitano che e’ il vero ”medico” che si occupa della debolezza dell’esecutivo con interventi discreti quanto decisi. E’ il caso recentissimo del richiamo alla necessita’ della continuita’ dell’azione di governo, ma anche dell’udienza -piu’ che concessa, convocata- a Silvio Berlusconi, il capo dello schieramento di destra finito in una ragnatela giudiziaria il cui peggio forse deve ancora venire. Sembra -stando a indiscrezioni- che il Cavaliere abbia rassicurato il capo dello Stato (e di rimbalzo Enrico Letta) di non avere intenzione di rovesciare il tavolo e di puntare a nuove elezioni. Almeno per ora. Realisticamente, si può parlare di una tregua fino all’autunno, quando poi si dovranno affrontare i nodi economici che oggi sono solo stati sfiorati: in altre parole in quei giorni sul tavolo ci sarà la finanziaria (ribattezzata legge di stabilità) ed è difficile immaginare che qualcuno rischi di mandare tutto all’aria mettendosi di fronte alla prevedibile ira degli italiani che avrebbero la prova provata che la loro condizione viene messa sotto i piedi degli interessi privati. Fibrillazioni si diceva. Localizzate questa volta più che altro nella destra dove i ”falchi” guardano con preoccupazione al Capo circondato e in difficoltà al punto che si ipotizza una sua successione con la figlia Marina. E’ un fatto che Berlusconi non vede, e non può praticare, vie alternative se non quella del tentare il tutto per tutto, come gli consigliano i ”falchi” del suo schieramento. ”Falchi” preoccupati del simul stabunt simul cadent, che tradotto in modo cinico vuol dire se cade Lui per noi e’ finita, non avendo che forza politica riflessa. Fibrillazioni decisamente diminuite a sinistra dove le tensioni non riguardano direttamente il governo, ma il congresso prossimo venturo del Pd. Peraltro il moltiplicarsi delle candidature sta provocando l’effetto di stemperare le tensioni, visto che al di la’ di Renzi e pochissimi altri, molte autocandidature se non folcloristiche appaiono decisamente velleitarie e francamente in contraddizione con la serieta’ delle culture fondative del Pd che certe estemporaneita’ non le tolleravano. A ben vedere la carta giocata da Letta e’ quella del tempo. Arrivare all’autunno, affrontare la finanziaria e varare provvedimenti ben piu’ forti di quelli sul lavoro operati ieri dal Consiglio dei ministri. Lo stesso rinvio dell’aumento dell’Iva e’ significativo della scommessa sul fattore tempo. Dopo la finanziaria ci sara’ poi da affrontare la questione delle riforme e della legge elettorale, l’altro filone su cui questo governo e’ nato e che e’ continuamente richiamato all’attenzione dal ”medico” Napolitano. E una volta scavallato l’anno ci dovrebbe essere l’auspicata ripresa, ma soprattutto all’orizzonte comparira’ il semestre di guida europea dell’Italia che dovrebbe scongiurare crisi di governo ed elezioni anticipate (sempre che ci sia senso e responsabilita’ istituzionale condivisa). Ulteriore tempo che ci porta a quei due anni che erano stati evocati sia da Napolitano sia da Letta per il varo di riforme che aprirebbero sul serio alla seconda Repubblica. Oltre alle logiche politiche generali ci sono anche gli atti di governo e ieri il Consiglio dei ministri ha tra l’altro varato un decreto sul lavoro che ha l’obiettivo di dare occupazione a 200mila giovani. Che dire? E’ un primo passo che nella ristrettezza delle risorse reali si sostanzia nella riduzione del costo del lavoro per i contratti a tempo indeterminato, come leva fondamentale per aumentare l’occupazione. E’ una linea che fu adottata dal governo Prodi che nel 2007 la previde per tutti, per incentivare le assunzioni. Ora i provvedimenti riguardano i giovani sotto i 30 anni. Cosa positiva ma che rende necessaria un’ulteriore iniziativa per allargare la platea alla fascia dei giovani tra i 30 e i 35 anni, che sono i piu’ numerosi e vittime di una assoluta e lunga precarieta’. Anche per questa fascia gia’ si pensa ad agevolazioni sul versante dei contributi previdenziali. Insomma si apre la strada per un discorso ampio sul cuneo fiscale caldeggiato sia dai sindacati che dalle imprese. Ma anche qui gioca il fattore tempo, con lo sguardo al prossimo autunno.