Le sorprese, per il governo guidato da Enrico Letta, non finiscono mai. Se ormai la pressione del Pdl per mettere in difficoltà l’esecutivo – fatto singolare, facendo parte esso stesso della squadra di Palazzo Chigi – è cosa giornaliera (vedi caso Santanchè), qualche stupore desta la posizione di ”’stimolo” assunta dall’ex premier Mario Monti (anch’egli alleato di governo), che minacciando la crisi chiede quella che una volta si sarebbe chiamata verifica di maggioranza. Un passaggio, quello sollecitato dal professore della Bocconi, i cui contorni sono poco chiari e ancor meno definiti gli obiettivi. Certo, i montiani – non si sa bene quanto seguiti dall’Udc in questa avventura – giustificano il loro passo con la volonta’ di contrastare la debolezza, a loro dire, mostrata dal governo nell’affrontare la crisi economica e nel riformare il quadro istituzionale. Ma il motivo vero di questo puntare i piedi – che ha colto di sorpresa sia il premier che Giorgio Napolitano – andrebbe forse ricercato nel desiderio di Monti di non essere più un residuale alleato di governo, schiacciato dai numeri e dalla vis polemica di Pd e Pdl, ma tornare ad essere protagonista sulla scena e sulle misure anti-crisi. Un rinnovato protagonismo che potrebbe anche derivare dal fatto di ritenere le elezioni una scadenza che si sta avvicinando a grandi passi e nei confronti della quale e’ bene quindi non farsi trovare assenti o impreparati. Opzione elettorale che e’ invece dichiaratamente presente nelle azioni di buona parte del Pdl. Non si puo’ leggere in altro modo – logoramento della coalizione di governo per arrivare piu’ prima che poi alla crisi e, Napolitano permettendo, alle elezioni – la vicenda della candidatura alla vicepresidenza della Camera di Daniela Santanche’. Una candidatura, ma era prevedibile viste le caratteristiche di ”dura’ dell’ex sottosegretaria, che ha provocato l’orticaria nel Pd. Una reazione analoga a quella che i Democratici ebbero all’atto della formazione del governo, quando si ipotizzo’ Renato Brunetta (un altro dei ”duri’ del Pdl) ministro dell’Economia. Ma allora, siccome non era il medico che ordinava certo Brunetta al governo, si trovo’ altra soluzione. Nel caso della vicepresidenza della Camera invece, per continuare in metafora, la prescrizione medica e’ chiara: andato via Lupi, Pdl, prassi vuole che il suo sostituto provenga dalle fila della formazione berlusconiana. Il Pd non contesta certo il diritto dell’alleato ad avere un suo vicepresidente ma il nome proposto. Secondo molti democratici eleggere la Santanche’ significherebbe mettere delle mine sulla strada del governo e cercare un incidente per far si’ che il tavolo si rovesci. Da qui l’orientamento del Pd (una decisione, in vista del voto previsto per le 15, verra’ presa questa mattina dall’ufficio di presidenza) a votare scheda bianca. Verra’ cosi’ assicurato – il voto e’ a scrutinio segereto – il numero legale (e la possibilita’ di essere eletta all’esponente berlusconiana) ma non i voti del 293 deputati democratici. Senza dimenticare Scelta Civica, 47 voti, che parla apertamente di provocazione. La Santanche’ potrebbe evidente farcela anche con i soli voti del Pdl, 97, a cui si aggiungerebbero i 20 della Lega Nord (ma non e’ scontato perche’ recentemente ha sostenuto l’ostruzionismo di M5S) e i 9 di Fratelli d’Italia. Ma non si puo’ non considerare che l’elezione della Santanche’ potrebbe essere l’occasione per l’ala governativa del Pdl – per coloro che sono contrari ad una crisi e che contestano l’opposizione di fatto di una parte del partito all’esecutivo, di cui l’ex sottosegretario e’ significativo rappresentante – di rendere evidente il proprio mal di pancia e non votare quindi per il candidato. Un segnale di questo si e’ avuto ieri, alla manifestazione pro-Berlusconi ad Arcore, organizzata proprio dalla Santanche’. Davanti la villa dell’ex premier c’erano si’ i coordinatori nazionali del Pdl, i ”duri’ Bondi e Verdini, ma erano significativamente assenti – per non essere confusi forse con gli ultra’ del partito – i maggiori rappresentanti pidiellini in Lombardia, dalla Gelmini a Romani a Formigoni. Un’elezione a rischio dunque, con possibile colpo di scena. In queste ore sono in corso contatti tra M5S e SEL per l’individuazione di un candidato comune. Nel caso dovesse essere trovato l’accordo (e’ presumibile che il candidato possa essere un vendoliano anche se non si esclude un bis grillino, che ha gia’ Luigi Di Maio tra i vicepresidenti) si formerebbe un blocco di 143 voti, 106 M5S e 37 SEL, ben superiore ai 126 teorici del centrodestra. Che la possibile mancata elezione della Santanche’ rischi di diventare un nuovo problema per la maggioranza e per il governo emerge in tutta chiarezza dalle dichiarazioni di esponenti Pdl. ”Sulla candidatura di Daniela Santanche’ alla vicepresidenza della Camera sarebbe davvero gravissimo se da parte del Pd vi fossero gesti provocatori. Pacta sunt servanda”, dice Daniele Capezzone, presidente della Commissione finanze della Camera e coordinatore dei dipartimenti del Pdl. Per Deborah Bergamini invece ”a dispetto delle inutili provocazioni che continuano a venire da esponenti del Pd, il Pdl non ha e non cerchera’ alcuna alternativa alla candidatura di Daniela Santanche’. E’ lei il nostro nome per la vicepresidenza della Camera e ci dispiace che gli alleati democratici si stiano avvitando intorno alla ricerca di una soluzione arzigogolata anziche’ scegliere la via piu’ semplice e logica: votarla rispettando gli accordi e, soprattutto, le nostre scelte, cosi’ come noi abbiano fatto con le loro”. Un modo per dire, quasi ad esorcizzare la possibilita’ che all’interno del partito berlusconiano si possano verificare spaccature, che se l’elezione fallisce sara’ solo colpa del Pd. In questo quadro assume una particolare valenza il vertice di maggioranza previsto per giovedi’, che se non puo’ essere certo indicato come il momento della resa dei conti sicuramente rappresentera’ un passaggio significativo per la vita dell’esecutivo guidato da Enrico Letta. Soprattutto se non dovesse risultare eletta Santanche’. E’ facile prevedere infatti che il vicepremier e segretario del Pdl Angelino Alfano in quella sede chiedera’ conto di quanto accaduto agli alleati del Pd, magari alzando la voce e ponendo l’accento, una volta di piu’, su quelle che sono le bandiere,del partito, Imu e Iva su tutto. Forte, in questo caso, dell’analogo comportamento tenuto in queste ore da Monti. Ma il premier non ha dubbi, il suo governo passera’ anche questa tempesta: ”Giovedi’ – dice da Gerusalemme – ci sara’ una riunione della cabina di regia e sono convinto che, come sempre in questi 60 giorni, risolveremo i problemi che ci sono con un atteggiamento costruttivo e attento alla concretezza dei problemi”.