Italia condannata per la mancata adozione di provvedimenti pratici ed efficaci a favore di tutti i disabili

L’Italia non fa abbastanza per aiutare i disabili a inserirsi nel mondo del lavoro. Per tali ragioni la Corte di giustizia europea con la sentenza C312/11, pubblicata il 4 luglio dalla quarta sezione le ha inflitto una condannata per non aver imposto ai datori di lavoro l’adozione di provvedimenti in modo da aiutare davvero i disabili. Secondo Bruxelles servono attrezzature e locali adeguati e una ripartizione opportuna dei compiti mentre l’Italia è venuta meno ai propri impegni derivanti dal diritto dell’Unione. Gli Stati comunitari devono imporre a tutti i datori di lavoro l’adozione di provvedimenti pratici ed efficaci a favore di tutti i disabili. E invece, spiegano i giudici Ue, tanto resta da fare con provvedimenti efficaci e pratici che costringano a esempio le imprese a sistemare i locali, adattare le attrezzature e ad assicurare a chi è diversamente abile un’organizzazione del lavoro che garantisca i ritmi di lavoro adeguati e una coerente ripartizione dei compiti a meno che le attività richieste non comportino oneri spropositati. Senza dimenticare che il datore ha l’obbligo di assicurare la formazione anche ai portatori di handicap. senza dimenticarli o discriminarli nelle progressioni di carriera. Tutto questo finora l’Italia non l’ha fatto. Per Giovanni D’Agata presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, la nostra normativa risulta tutt’ora carente anche se prevede incentivi e convezioni con le autorità locali, ma alla fine non impone obblighi di portata generale, identici per tutte le aziende.