Una sentenza destinata a far discutere quella della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo dello scorso 9 luglio nell’applications numero 66069/09, 130/10 e 3896/10 che da un duro colpo all’istituto dell’ergastolo. Per essere sintetici, la decisione della Corte di Strasburgo stabilisce che le condanne a vita sono compatibili con la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, se e solo se per il recluso risulta prevista almeno una possibilità di liberazione o di revisione.
Non è un caso, per Giovanni D’Agata presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, che la decisione della Grande Camera, nel caso di tre detenuti britannici contro il Regno Unito, giunge proprio mentre Papa Francesco abolisce il “fine pena mai” in Vaticano dando al mondo un gran segnale di civiltà e di rispetto per la dignità della persona. La pronuncia, nel dettaglio, è stata emessa nell’ambito di una controversia sorta in Gran Bretagna dalla vicenda di tre detenuti secondo i quali «la loro prigionia a vita era equiparabile a un trattamento inumano e degradante, non avendo alcuna speranza di liberazione». Vi è da precisare, che nella maggior parte degli Stati europei è prevista una revisione delle condanne a vita dopo un determinato periodo, di solito venticinque anni di carcere. Il principio è passato con amplissima maggioranza: sedici voti contro uno. Ancora una volta, l’Europa si pone al passo coi tempi nella salvaguardia dei diritti fondamentali dell’uomo.