Terza lettura alla Camera oggi del decreto denominato Fare, dopo che ieri al Senato il governo era stato battuto su un emendamento della Lega Nord che aboliva la tassa sui telefonini (143 voti a favore, 118 contrari, 10 astenuti). Da qui la successiva decisione dei gruppi di maggioranza di ritirare i propri emendamenti per velocizzare i tempi di approvazione del provvedimento. Camera e Senato devono fare i conti con il cosiddetto ”ingorgo legislativo” alla vigilia della pausa estiva che potrebbe aver inizio da domani sera o da venerdi’. Per fare il punto forse verrà convocata oggi una conferenza dei capigruppo alla Camera, ma l’orientamento sarebbe la presa d’atto che oltre ai Dl Fare, Lavoro (il ”decreto Giovannini”) e ”svuota carceri” l’Aula di Montecitorio non può dare altri via libera nelle prossime 48 ore. Verrebbero di conseguenza rinviati a settembre i provvedimenti di riforma del finanziamento pubblico ai partiti, del reato di diffamazione a mezzo stampa (alcuni emendamenti approvati dalla Camera rendono indispensabile una nuova lettura da parte del Senato) e la legge sull’omofobia. Su queste questioni varrebbe solo l’avvio del dibattito generale. Destinato ad accendere nuove polemiche è soprattutto il rinvio del voto sulla riforma del finanziamento pubblico ai partiti che il governo aveva intenzione di abolire, facendone una decisione forte del proprio programma, sostituendolo con le donazioni individuali dei cittadini. Alcuni settori di Pd e Pdl resistono all’idea della cancellazione di ogni forma di sostegno pubblico ai partiti. Il governo, indebolito dalle polemiche sul ”caso Berlusconi”, ha preferito non usare il voto di fiducia scontando un allungamento dei tempi previsti su l’approvazione di alcuni ddl. L’esecutivo prende atto che lo stop ai lavori parlamentari fissato al 9 agosto e i ritardi nell’iter legislativo su alcuni provvedimenti non possono richiedere altre forzature di calendario anche se alla ripresa a settembre il block notes è pieno di impegni: abolizione dell’Imu, aumento o meno dell’Iva, legge di stabilità 2014 e avvio dell’iter del ddl sulle riforme istituzionali. Quest’ultimo tema sarà sostituito da quello della riforma della legge elettorale, su cui e’ stata decisa la procedura d’ urgenza da parte dei capigruppo della Camera, dopo l’avvelenarsi del clima politico seguito alla conferma della condanna per frode fiscale a Silvio Berlusconi da parte della Cassazione. Inevitabile ulteriore rinvio pure per l’elezione che spetta al Parlamento dei componenti laici del Consiglio di presidenza della giustizia tributaria, del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa e del Consiglio di presidenza della Corte dei conti. Il voto era stato calendarizzato per il 2 agosto, ma non c’e’ ancora un accordo sui nomi da eleggere. Oggi alle 20 e’ intanto convocata la Giunta per le elezioni del Senato con all’ordine del giorno il problema della decadenza dal suo ruolo parlamentare di Berlusconi in seguito alla condanna a 4 anni di reclusione nel processo Mediaset. La riunione dovrebbe limitarsi a istruire il confronto rinviando a settembre il proprio pronunciamento. Dario Stefano, Sel, presidente della Giunta, dovra’ proporre una data per la prossima riunione in accordo con Pietro Grasso, presidente del Senato. Il M5S insiste perche’ a settembre riprenda la discussione sull’ eleggibilita’ o meno del leader di Forza Italia. Occhi puntati infine sulla riunione della Direzione del Pd fissata per domani e alla quale partecipera’ il premier Enrico Letta. Ieri un gruppo di dirigenti del partito – tra cui Goffredo Bettini, Laura Puppato e Gianni Pittella – hanno illustrato un documento nel quale chiedono che il Pd indichi una tabella di marcia al governo per le prossime settimane e si proceda entro dicembre alla celebrazione del congresso del partito. ”La condanna definitiva di Berlusconi in Cassazione ha creato una situazione di ulteriore confusione, incertezza e pericolo. Dimostra, inoltre, come avevamo previsto – si legge nel documento – che il governo Letta nato in una condizione di emergenza aveva al suo interno fin dall’inizio un dispositivo di autodistruzione pronto ad esplodere. Sono stati, dunque, forvianti i tentativi di dargli un valore strategico o la dignita’ di una formula politica”.