Egregio Direttore,
le sentenze della Magistratura non si giudicano, si accettano. Per questo non sono intervenuto finora nella querelle relativa alla sentenza "definitiva" della Cassazione che dovrebbe aver messo fine (almeno si sperava) alla vicenda pubblica -tragicomica- di Silvio Berlusconi. L’operetta tuttavia non sembra voler terminare. Eppure mi permetto di rilevare che in base all’art. 54 della Costituzione Repubblicana, già da me evocato in passato (ma dai più alti responsabili delle nostre Istituzioni volutamente ignorato), alle vicende pubbliche di questo e di altri personaggi più o meno noti della politica nostrana si sarebbe potuto metter fine anzitempo, senza dover lasciare alla Magistratuta questo doveroso compito (peraltro estraneo ai suoi intendimenti). E soprattutto senza lasciare il Paese alla mercè di certi personaggi che lo hanno portato alla deriva, materiale e morale. Concordo pertanto con la bella lettera di G.M. MARTIGNONI che leggo oggi su VARESE NEWS, e mi permetto di auspicare, perché simili vergognose tiritere politico-istituzionali come quella che sta ancora svolgendosi non s’abbiano più a verificare, che si introduca una norma costituzionale che preveda la DECADENZA "AUTOMATICA" IMMEDIATA DAI RUOLI ISTITUZIONALI CHE OCCUPANO, a qualsiasi livello, DI COLORO CHE SIANO STATI CONDANNATI "DEFINITIVAMENTE" PER REATI CONTRO IL PATRIMONIO PUBBLICO e LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE, NONCHE’ PER REATI PENALI VOLONTARI CON PENA SUPERIORE A UN ANNO, senza dover passare attraverso un defatigante e fazioso vaglio di organismi politici che spesso servono solo ad annacquare e procrastinare un ineludibile e ingrato giudizio. Un’ultima osservazione: non sarebbe il caso che la Commissione della Presidenza della Repubblica demandata alla concessione dei titoli onorifici provvedesse a revocare quel titolo di CAVALIERE a suo tempo attribuito a Silvio B., considerata la definitiva condanna della Cassazione nonchè le altre "bazzecol,e" in cui è invischiato ed anche inquisito? Mi consta infatti che così come li assegna, così può anche toglierli qualora non sussistano più le motivazioni per le quali furono concessi.
Giovanni Dotti