Finisce sui tavoli della Procura della Repubblica il piano di risanamento di Gela. I deputati all’Ars del Movimento 5 Stelle hanno presentato un esposto perché venga fatta luce sul mancato risanamento dell’area industriale del nisseno previsto dal piano emanato nel 1995, ma mai realizzato e per il quale lo Stato ha stanziato 40 miliardi di lire. Non solo la situazione non sarebbe migliorata dopo il 1995, ma sarebbe addirittura peggiorata: “l’attività “oil spill” degli oledodotti in contrada Armatela – si legge nell’esposto – ha provocato lo sversamento di sostanze altamente inquinanti nella piana di Gela, dove si svolgono varie attività agricole con produzione di alimenti destinati al consumo umano”. Nella zona, inoltre, si sono verificati numerosi incidenti dovuti alle attività industriali, come quello del 4 giugno scorso, che ha causato lo sversamento di pericolose sostanze inquinanti nel fiume Gela e sulle coste adiacenti.
Oltre a chiedere l’accertamento dei motivi che hanno portato al fallimento del piano di recupero, l’esposto chiede che vengano individuate le responsabilità dei soggetti eventualmente coinvolti e chiede che venga fatta luce sulla reale destinazione delle somme stanziate.
Il ricorso alla magistratura è, in ordine croinologico, l’ultima delle operazioni che il Movimento Cinque Stelle ha messo in campo per accendere i riflettori sull’area industriale. Nei mesi scorsi a Gela, infatti, ha fatto tappa la commissione ambiente dell’Ars e il “No Oil tour”, il giro per le aree inquinate dell’area orientale dell’isola intrapreso da numerosi parlamentari nazionali, regionali e attivisti del Movimento.