Il gioco al ribasso condotto dai ministeri dell’Istruzione e dell’Economia ha portato alla concessione di appena 11.200 immissioni in ruolo per il 2013. E lasciato in sospeso, per il secondo anno consecutivo, le assunzioni degli Ata. Secondo l’Anief si tratta di un comportamento inaccettabile. Solamente tra i docenti le assunzioni dovevano essere 50mila: stiamo parlando di oltre 23mila cattedre curricolari e sostegno vacanti, più altri 27mila solo di sostegno che il Ministro ha detto di voler trasformare da posti in deroga in unità da aggiungere all’organico di diritto. E, in ogni caso, poco più di 11mila assunzione rappresentano la metà di quelle previste dal decreto interministeriale del 3 agosto 2011, in base al quale nell’anno 2013/14 era stata stabilita l’assunzione di 22mila nuovi insegnanti e 7mila Ata.
Ma c’è dell’altro. Perché oltre 2mila vincitori del concorso a cattedra, dopo aver superato una durissima selezione – con 200mila aspiranti, una prova preselettiva, tre verifiche scritte e due colloqui orali – rimarranno senza lavoro. Nel settembre 2012 il Miur aveva infatti decretato che tra gli 11.542 vincitori del concorso a cattedra, circa il 64% (7.351) sarebbe entrato in ruolo nell’anno scolastico 2013/2014. Con i restanti 4.191 da collocare all’inizio del 2014/2015. Ora però scopriamo che le cose andranno diversamente: oltre 2mila vincitori di quel “concorsone” non verranno assunti. E siccome molti sono giovani laureati, non avranno nemmeno la possibilità di firmare un contratto a tempo determinato. Insomma, per loro oltre il danno (niente ruolo) si aggiungerà anche la beffa (niente lavoro). E la prospettiva di vedere vanificare tanti sforzi, perché entro due anni, massimo tre, la graduatoria dei vincitori decadrà in contemporanea alla pubblicazione di una nuova lista, composta dai vincitori del concorso successivo.
Le discrepanze tra i posti messi a concorso e quelli che effettivamente saranno assegnati ai ruoli sono presenti in tutti gli ordini di scuole. Per la scuola dell’infanzia, per quest’anno il bando prevedeva l’assunzione in ruolo di 903 nuovi docenti vincitori di concorso. Invece sono solo 637 le cattedre a tempo indeterminato previste. Nella primaria, i maestri che potranno trovare posto sono solo 1.080: ben 1.161 in meno rispetto a quanto preventivato nell’allegato 1 della Gazzetta Ufficiale (IV serie speciale) del 25 settembre scorso.
I beffati abbondano pure nella scuola media: sarebbero dovuti entrare 2.018 docenti neo-vincitori di concorso. Invece ne saranno assunti appena 1.460 (la metà di 2.919). Con 558 posti che mancano all’appello. Alle superiori il copione non cambia: a fronte di 2.524 cattedre delle superiori da assegnare a chi si imponeva al termine della procedura concorsuale, era previsto che ne dovevano andare subito a ruolo 1.615. Invece, il Miur si fermerà a 1.568 (la metà dei 3.136 ufficiali). Facendo perdere per strada altri 47 posti.
Complessivamente, tra i vari ordini di scuole, ammontano a 2.032 le cattedre che il Miur ha prima messo a concorso e poi fatto sparire. L’Anief aveva ravvisato che i conti non tornavano già alcune settimane fa, andando ad incrociare i dati ufficiali sulla ripartizione regionale delle cattedre da assegnare tramite concorso pubblico con le elaborazioni su organici e mobilità del personale.
“Speravamo di non doverci stupire più di nulla – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – ma stavolta il ‘teatrino’ messo su dal ministero dell’Istruzione ha dell’incredibile: prima mette i posti a concorso, poi realizza delle lunghe e dure selezioni, ma alla fine premia solo una parte dei vincitori perché nel frattempo i posti non ci sono più. È un’ingiustizia, perché i posti vacanti solo per i docenti sono almeno 50mila e ogni anno vengono assegnate 100mila supplenze annuali. Vorrà dire che anche il superamento di questa situazione kafkiana, di un paese che bandisce un concorso pubblico lasciando i vincitori per strada, passerà per la decisione della Corte di Giustizia europea, sollecitata di recente dalla Corte Costituzionale, che dovrà decidere sulla compatibilità delle deroghe adottate in Italia con la direttiva comunitaria sulle assunzioni del personale precario”.