ALFANO, BERLUSCONI E IL GOVERNO LETTA

Angelino Alfano è arrivato ieri sera ad Arcore per un incontro con Silvio Berlusconi, dopo aver partecipato al Meeting di Cl a Rimini dove ha ribadito le richieste al Pd per il proseguimento dell’azione di governo: non un voto preventivo per la decadenza dell’ex premier dal ruolo di senatore ma lo sforzo di trovare una soluzione al problema dell’agibilita’ politica per chi rimane il leader del centrodestra. Il segretario del Pdl ha riferito a Berlusconi del colloquio avuto avantieri con Enrico Letta e delle risposte ricevute fin qui dal Pd. Domani si svolgerà ad Arcore un vertice del Pdl, ritenuto ”super” per le decisioni che dovra’ prendere, con i leader più significatici del partito. E’ in quella sede che dovrebbe essere definita la strategia del centrodestra di fronte alla possibilità che si apra la crisi dell’esecutivo. Daniela Santanchè ha intanto dichiarato ieri sera dai microfoni di ”In onda” su La7 che se dipendesse da lei avrebbe ”già ritirato i ministri del Pdl dal governo”. Secondo alcune indiscrezioni, se nei prossimi giorni non dovessero giungere da Pd, governo e Quirinale segnali di disponibilita’ a trovare una soluzione al nodo dell’agibilita’ politica (per esempio la commutazione della pena in una multa), Berlusconi punterebbe alle elezioni anticipate da tenere entro novembre. L’ex premier scarta infatti la possibilita’ di dimettersi dal Senato prima della riunione della Giunta per le elezioni di palazzo Madama fissata per il 9 settembre. Berlusconi ritiene inaccettabile subire la decadenza da senatore che sarebbe seguita dall’incandidabilità, come prevede la legge Severino, che ora il Pdl, dopo averla votata nella scorsa legislatura, vorrebbe portare al giudizio della Corte costituzionale. Non viene ritenuta percorribile da Berlusconi neppure la strada della richiesta della grazia perche’ equivarrebbe a una dichiarazione di colpevolezza. Come spiegato nell’intervista pubblicata ieri dal settimanale ”Tempi”, l’ex premier non accetta che ”la storia politica e umana di un leader che come me per 20 anni si e’ impegnato per il bene dell’Italia, sia trasformata nella cacciata dal Parlamento di un delinquente qualsiasi”. Sarebbero cinque i punti su cui Berlusconi avrebbe intenzione di condurre la campagna elettorale: abolizione dell’Imu, non aumento dell’Iva, riforma della giustizia (a partire dalla responsabilita’ civile dei magistrati), semipresidenzialismo con l’elezione diretta del Capo dello Stato, rivalutazione delle pensioni, interventi immediati a favore delle imprese e dei giovani disoccupati. Tra le ipotesi in campo su cui dovra’ decidere domani il supervertice del Pdl ad Arcore c’e’ quella che Berlusconi possa partecipare alla riunione della Giunta del Senato per sollevare le questioni giuridiche rilevanti che rendono indispensabile l’esame approfondito del tema della sua decadenza da senatore. L’intervento dell’ex premier costringerebbe inevitabilmente la Giunta a fissare tempi piu’ lunghi per la propria decisione finale, il che favorirebbe il lavorio in corso alla ricerca di una soluzione al problema all’agibilita’ politica di Berlusconi. La strategia del prendere tempo viene ritenuta pero’ da alcuni settori del Pdl inutile perche’ entro settembre, o al massimo ottobre, arrivera’ dalla Corte di appello di Milano il ricalcolo della pena accessoria al processo Mediaset che potrebbe prevedere l’interdizione dai pubblici uffici per tre anni a iniziare da novembre. Nonostante le dichiarazioni a effetto, il supervertice di domani del Pdl dovra’ esaminare nel concreto la possibilita’ delle elezioni anticipate. E’ noto che il Capo dello Stato – ieri si e’ incontrato con il premier Letta che gli ha riferito le proprie valutazioni sulla situazione politica – non scioglierebbe il Parlamento senza aver prima verificato che non esistano altre maggioranze alle larghe intese (il presidente Giorgio Napolitano potrebbe addirittura dimettersi per lasciare l’onere dello scioglimento delle Camere al proprio successore). Da qui le considerazioni da parte di alcuni settori del Pdl sul fatto che lo smottamento degli attuali equilibri politici e istituzionali potrebbe produrre un quadro ancora piu’ sfavorevole a Berlusconi. C’e’ poi la questione dell’incandidabilita’ che verrebbe aggirata ribadendo la leadership dell’ex premier e ponendo il suo nome sul simbolo elettorale (si prende a modello il ruolo di Beppe Grillo nel Movimento 5 stelle). Per quanto riguarda il Pd, non ci sono finora segnali di disponibilita’ ad accogliere le richieste del Pdl. ”Il Pd, non potendo far altro che prendere atto della verita’ giudiziaria, votera’ per la decadenza di Berlusconi. Mi ritrovo su quanto ha detto Epifani: non c’e’ soluzione diversa da quella di votare la decadenza”, dichiara Graziano Delrio, ministro per gli Affari regionali, renziano, a latere della sua partecipazione del Meeting di Rimini.