OPERAZIONE COSTA CONCORDIA, IL PARADIGMA DELLA GESTIONE DEI RISCHI

L’operazione di raddrizzamento della Costa Concordia, a cui tutto il mondo ha assistito in presa diretta, non ha precedenti storici e il suo successo è dovuto ad una maniacale previsione e gestione di tutti i rischi connessi con il progetto ingegneristico, realizzato dalla società Costa Crociere e dal Consorzio Titam-Micoperi, in coordinamento con il Dipartimento della Protezione Civile.
“Siamo dinanzi ad un’operazione eccezionale – commenta Alessandro De Felice, Consigliere di ANRA e vice presidente di FERMA, nonché Chief Risk Officer di Prysmian – sia per la sua complessità di progettazione, ma anche per la sua esecuzione, che non ha nella storia alcun caso vagamente paragonabile. Non è un caso che milioni di persone abbiano assistito live a quel che avveniva nelle acque dell’Isola del Giglio, partecipando con grande apprensione alla salita dell’immane nave da crociera, fino al suo completo raddrizzamento. Un evento che in sé racchiude in modo quasi paradigmatico l’essenza stessa del risk management: infatti, la sola idea progettuale è stata un concentrato di rischi con una miriade di variabili da tenere sotto stretta e costante osservazione. Inoltre, se poteva esserci una via diversa per risolvere il problema della completa rotazione, l’assunzione del rischio macro, ovvero il tentare l’impresa, ha azzerato le altre possibili strade progettuali ”.
Se proviamo ad analizzare l’operazione, in una sorta di decalogo, queste sono le fasi salienti:
• l’operazione Costa Concordia è un unicum nella storia dell’umanità: non c’è esperienza storica similare nel passato e nessun precedente al mondo
• il raddrizzamento, sia come progetto sia come esecuzione è esso stesso un concentrato di rischio!
• È evidente che il team di lavoro ha supplito alla mancanza di precedenti con una competenza di analisi e di calcolo di tutte le variabili insite nell’operazione
• le variabili in gioco erano moltissime: una miriade di variabili di rischio che tutte insieme valgono il rischio macro: ce la faremo a raddrizzare il relitto?
• Il successo, naturalmente non è frutto del caso o dell’ardimento, ma è il risultato di una scrupolosa analisi di tutte le variabili di rischio, della ricognizione di tutti i possibili imprevisti per i quali sono state studiate soluzioni ad hoc (i cosiddetti piani B), della valutazione di ogni minimo dettaglio, del controllo degli effetti e del trattamento delle anomalie. Analisi, Valutazione e Controllo e trattamento sono le quattro componenti fondamentali del processo di Risk Management.
• né l’errore né il minimo sbaglio sono ammessi, perché un fallimento avrebbe portato i costi a livelli incalcolabili e danni ambientali irreversibili.
• Probabilmente ci sarebbero potute essere altre alternative sul campo per risolvere il problema. L’assunzione del rischio macro (ovvero la decisione di tentare questa impresa) ad un certo punto azzera le altre vie possibili. Questa decisione è frutto di una scrupolosa analisi di tutte le opzioni, è la decisione che riguarda il rischio strategico.
• l’opera è a metà, o forse a un terzo…c’è ancora tutto il resto da fare…
• è il momento di non rilassarsi… ma di controllare i rischi delle prossime attività…
• Possiamo trarre l’insegnamento che eventi anche apparentemente remoti o impensabili possono succedere. La capacità dell’uomo ha fatto sì in questo caso che si sia riusciti a rimediare all’errore umano. È, peraltro, compito del risk management stabilire e codificare un processo, affinché ogni potenziale causa ed effetto siano prese in considerazione e valutate.