Iva: Cgia, con rialzo al 22% stangata a famiglie Nordest

Con l’aumento dell’Iva al 22% a pagare il conto più salato saranno le famiglie residenti a Bolzano e più in generale il Nordest, che sarà la macro area più ”colpita”: la stangata gli costerà mediamente 110 euro all’anno. Lo stima la Cgia. ”Se la P.a. paga immediatamente almeno 7 miliardi di debiti alle imprese è possibile incrementare il gettito Iva di 1 miliardo entro il 2013 ed evitare l’aumento dell’imposta previsto per ottobre”, dichiara il presidente Giuseppe Borolussi. Secondo la Cgia le famiglie residenti nella provincia autonoma di Bolzano avranno un aggravio medio annuo pari a 135 euro. Seguono quelle venete, con 113 euro, quelle emiliano-romagnole, con 111 euro e quelle lombarde, con 108 euro. Le realtà meno colpite, invece, saranno quelle del Sud: in Calabria l’aumento medio annuo per nucleo famigliare sarà di 59 euro, in Sardegna di 57 euro e in Sicilia di 50 euro. Il dato medio nazionale si attesterà attorno agli 88 euro. ”Ovviamente – prosegue Bortolussi – a subire gli aggravi maggiori saranno le realtà territoriali dove la propensione alla spesa delle famiglie e’ piu’ elevata, anche se sappiamo che l’incremento dell’Iva incidera’ maggiormente sui redditi famigliari piu’ bassi e meno su quelli piu’ elevati”. L’aumento di un punto dell’aliquota ordinaria dell’Iva, continua la Cgia, dovrebbe garantire un maggior gettito nelle casse dello Stato pari a 4,2 miliardi di euro all’anno: 2,8 dovrebbero essere a carico delle famiglie, i rimanenti da attribuire agli Enti non commerciali, alla Pubblica Amministrazione e alle imprese (nei casi dove non sussiste la deducibilita’ dell’imposta). Tuttavia, il tema su come reperire le risorse per evitare l’aumento dell’Iva almeno per l’anno in corso rimane centrale e Bortolussi ritorna sulla proposta lanciata nei giorni scorsi: ”’Se la Pubblica amministrazione erogasse immediatamente altri 7 miliardi di euro potremmo incassare un ulteriore miliardo di euro di Iva entro la fine di quest’anno che ci garantirebbe la copertura economica per finanziare il mancato aumento dell’imposta. L’ulteriore sblocco dei pagamenti darebbe un po’ di ossigeno a molte aziende ancora in difficolta’ e non comporterebbe nessun problema ai nostri conti pubblici, visto che inciderebbe solo sul debito pubblico e non sul deficit”.