L’eventuale caduta del Governo Letta rischia, paradossalmente, di rimettere un po’ d’ordine ai nostri conti pubblici, almeno sino alla fine di quest’anno. Lo fa notare la Cgia di Mestre, ricordando che nel caso Letta non fosse piu’ nelle condizioni di guidare il Governo e in Parlamento non si riuscisse a trovare una nuova maggioranza in grado di esprimere un nuovo Esecutivo, gli italiani in questi ultimi 3 mesi dell’anno subirebbero l’aumento dell’Iva e il pagamento della seconda rata dell’Imu sulla prima casa. Il primo aumento dovrebbe portare nelle casse dello Stato 1 miliardo di euro, il secondo 2,4 miliardi: entro la fine del 2013 le due operazioni darebbero un gettito complessivo di 3,4 miliardi. Queste nuove entrate – prosegue l’Associazione degli artigiani e piccole imprese di Mestre – servirebbero per le tre principali misure da ”coprire” entro la fine di quest’anno che richiedono 2,5 miliardi di euro: 0,5 miliardi per il finanziamento della Cig in deroga; 0,4 miliardi per il finanziamento delle missioni militari e 1,6 miliardi per la correzione del rapporto deficit/Pil entro il 3%. Il saldo, dato dalla sottrazione tra le nuove entrate e le misure da coprire, sarebbe positivo e pari a 0,9 miliardi che consentirebbe di far scendere il rapporto deficit/Pil al 2,96%. Tenendo conto anche degli arrotondamenti, nella peggiore delle ipotesi il rapporto, comunque, si stabilizzerebbe al di sotto del 3%: la soglia, ricordiamo, necessaria per rispettare gli impegni presi con l’Ue. Ma al di la’ di questo, salvo interventi dell’ultima ora, martedi’ 1 ottobre scattera’ l’aumento dell’aliquota ordinaria dell’Iva che salira’ al 22%.