Speculazione senza fine e Italia sempre più imbottita di derivati. La massa di titoli finanziari ad alto rischio è cresciuta oltre il 7% in un anno (tra marzo 2012 e marzo 2013) passando da 117,46 miliardi di euro a 126,33 miliardi. In piena crisi internazionale e con l’economia piegata dalla recessione, tutti i comparti del nostro Paese sia pubblici sia privati hanno "giocato" con i prodotti d’azzardo. La crescita complessiva dei derivati in Italia (8,87 miliardi) è legata sopratutto all’aumento di questo tipo di attività finanziarie all’interno dei bilanci delle banche, dove risultavano a marzo 2013 103,38 miliardi rispetto ai 98,64 dell’anno precedente: 4,74 miliardi in più in 12 mesi (+4,8%). Questi i dati principali del rapporto flash "La crisi fa crescere i derivati in Italia" realizzato dal Centro studi Unimpresa.
Da segnalare, poi, l’impennata (+31,0%) dei derivati nelle amministrazioni locali: nei 12 mesi sotto la lente, le consistenze dei bilanci di comuni, province e regioni sono passate infatti da 1,08 miliardi a 1,42 miliardi, con un aumento di 345 milioni. Più che raddoppiato (+134,5%) l’ammontare di derivati nelle amministrazioni centrali (Stato), passato da 2,2 miliardi a 5,17 miliardi in crescita di 2,96 miliardi. Lieve incremento per i prodotti speculativi nei bilanci delle imprese: a marzo 2013 l’ammontare è salito di 352 milioni a quota 6,88 miliardi rispetto a 6,53 di marzo 2012 (+5,4%). Nel comparto assicurativo e dei fondi pensione si è passati da 4,86 a 5,13 miliardi (+5,6%) in aumento di 271 milioni, mentre il resto degli intermediari finanziari ha registrato una crescita di 187 milioni (+4,5%) da 4,14 miliardi a 4,32 miliardi.
"E’ un’amara constatazione ed è soprattutto un altro segnale preoccupante che poniamo all’attenzione del Governo guidato da Enrico Letta, alle prese con la predisposizione delle legge di stabilità e con poco coraggio per varare riforme serie, necessarie a portare il Paese fuori dal tunnel della recessione: mentre la crisi sta facendo morire centinaia di migliaia di imprese e spazzando via posti di lavoro, la finanza continua a vivere meglio e più di prima. Come sosteniamo da tempo serve una svolta radicale, con uno spostamento delle attività finanziarie sulla produzione, sulla piccola imprese, sulla manifattura. E invece assistiamo alla continua espansione della speculazione, guidata dalle grandi banche d’affari internazionali che ormai tengono col cappio al collo l’Italia e buona parte dell’economia mondiale" commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi. "Sono i numeri relativi alle banche i più eclatanti: mentre gli istituti – osserva Longobardi – tengono chiusi i rubinetti del credito continuano a essere pericolosamente attratti dai guadagni facili e dagli investimenti d’azzardo. La crescita dei derivati in 12 mesi, pari a quasi 5 miliardi, non è probabilmente significativa in valore assoluto, ma è certamente un dato allarmante da non sottovalutare". Quanto alla legge di stabilità il presidente dell’associazione dice che "non servono altre partite di giro sulle tasse, il cuneo fiscale va abbassato senza inasprire la pressione tributaria da qualche altra parte, con gli aumenti degli acconti ires-irap o, come sembra, con l’ennesimo rialzo delle accise sulla benzina. Serve più coraggio sui tagli alla spesa e sulla privatizzazione di asset pubblici da valorizzare, come gli immobili".