Ben 80 miliardi di euro in più investiti in titoli di Stato, oltre 50 miliardi di prestiti tagliati a imprese e famiglie. Le banche proseguono nella speculazione sui btp e continuano a tenere chiusi i rubinetti del credito: negli ultimi dodici mesi i finanziamenti al settore privato sono crollati di 52 miliardi (-3,5%) da 1.485 miliardi a 1.433 miliardi, mentre è aumentata di 80 miliardi (+25,3%) da 316 miliardi a 396 miliardi la quota di obbligazioni pubbliche italiane detenute nei portafogli degli istituti del nostro Paese. Questi i dati principali del rapporto sul credito realizzato dal Centro studi Unimpresa.
L’analisi, basata su dati della Banca d’Italia, mette in evidenza che tra agosto 2012 e agosto 2013 il totale dei finanziamenti ai privati sono calati di 52,1 miliardi passando dai 1.485,8 miliardi a 1.433,7 miliardi (-3,51%). Nel dettaglio sono calati di 45,5 miliardi (-5,20%) i finanziamenti alle imprese, scesi da 875,5 miliadi a 830 miliardi. Quelli alle famiglie sono diminuiti di 3,3 miliardi (-0,66%) da 501,3 miliardi a 498 miliardi. Giù anche i prestiti ale imprese familiari, calati di 3 miliardi (-3,09%) da 98,7 miliardi a 95,6 miliardi. Il credit crunch colppisce anche le oragnizzazioni non lucrative sena fine di lucro: per le onlus la riduzione dei finanziamenti è stata pari a 249 milioni (-2,44%) da 10,1 miliardi a 9,9 miliardi.
Agosto record per il credit crunc: in un mese -14,7 miliardi
Agosto ha fatto registrare una battura d’arresto assai rilevante per le erogazioni. Complessivamente quelle del settore privato sono scese in un solo mese di 14,7 miliardi (-1,02%) e a farne le spese sono state sprattutto le imprese, che hanno visto ridursi i finanziamenti di 12,4 miliardi (-1,48%); per le famiglie -1,6 miliardi (-0,34%), per le imprese familiari -552 milioni (-0,57%), per le onlus – 7 milioni (-0,07%).
La liquidità che le banche italiane hanno ottenuto grazie alle misure straordinarie della Banca centrale europea non viene immessa nel circuito del credito. Nelle due Ltro (Long term refinancing operations) gli istituti italiani hanno ottenuto al tasso dell’1% rispettivamente 115,6 miliardi (dicembre 2011) e 139 miliardi (marzo 2012): in totale si tratta di 254 miliardi che sono stati dirottati in blocco su bot e btp. A dicembre 2011, il totale dei titoli di Stato nei portafogli delle banche del nostro Paese ammontava a 209,6 miliardi, cifra schizata a 396,7 miliardi ad aogsto scorso: l’incremento è di 203,7 miliardi (+105,58%), vuol dire che la massa di bot e btp acquistati è più che raddoppiata. Negli ultimi dodici mesi, da agosto 2012 ad agosto 2013, l’incremento è stato di 80,1 miliardi (+25,32%), da 316,5 miliardi a 396,7 miliardi.
Il presidente Longobardi: "Giù le tasse e più credito altrimenti il Paese muore"
"La situazione – commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi – è da allarme rosso. La massa di imprese che alzano bandiera bianca si estende a vista d’occhio giorno dopo giorno e non si vede una via d’uscita. Le imprese sono stremate e il fallimento, in taluni casi, è inevitabile. Al Governo di Enrico Letta abbiamo posto più volte l’esigenza di varare riforme serie, volte a dare speranza agli imprenditori e pure alle famiglie. L ribadiamo ora, a pochi giorni dal varo della legge di stabilità. Per rimettere in moto l’economia, e quindi per far ripartire l’occupazione, si deve dare impulso al credito e vanno tagliate le tasse". Secondo Longobardi "senza la liquidità delle banche e senza un abbattimento drastico della pressione fiscale il nostro Paese non ha futuro ed è destinato a morire. In questo quadro drammatico, assistiamo purtroppo a una grande irresponsabilità dei partiti, specie quelli della maggioranza chiamati a sostenere l’Esecutivo, che sembrano uniti solo se ci sono da salvare voti e tutti corrono ai piedi di Alitalia". Per il presidente di Unimpresa "un ragionamento, e forse qualche ripensamento, va fatto anche in chiave europea: la Germania ha dati migliori, ma nel lungo periodo anche la robusta economia tedesca pagherà il conto in assenza di politiche economiche in grado di far ripartire anche i paesi più deboli".