L’associazione presenta quattro proposte da inserire nella manovra finanziaria. Il documento è già stato inviato al Governo e ai sindacati. Niente tasse e contributi previdenziali su salari extra (premi, maggiorazioni, etc); rilancio della certificazione dei contratti di lavoro; incentivo alle start up e al lavoro autonomo giovanile; razionalizzazione del sistema dell’articolazione della contrattazione collettiva. Il presidente Longobardi: "Per salvare il Paese serve una cura shock".
Sterilizzazione fiscale e contributiva delle variabili retributive. Rilancio della certificazione dei contratti di lavoro. Incentivi alle start up, al lavoro autonomo giovanile oltre che alle imprese costituite da lavoratori in mobilità o coperti da indennità Aspi. Razionalizzazione del sistema dell’articolazione della contrattazione collettiva. A poche ora dal varo in consiglio dei ministri della legge di stabilità, Unimpresa presenta le sue quattro proposte per rilanciare l’economia italiana. Il documento, già inviato al Governo e pure ai sindacati, è volto a incentivare gli investimenti nell’occupazione da parte degli imprenditori e mettere i giovani senza lavoro oltre che i licenziati in condizione di trovare nuove opportunità con costi contenuti.
Defiscalizzazione. La prima proposta è volta a detassare e decontribuire completamente per tre anni le variabili salariali (straordinari, premi, maggiorazioni etc.) derivanti da qualunque fonte contrattuale (contratto individuale e/o collettivo) per tutti i lavoratori con contratto a tempo indeterminato o tempo determinato di durata non inferiore ai 12 mesi o stagionale. Poiché si tratta di elementi futuri e incerti, le ricadute sul gettito fiscale sarebbero relative anche perché detti elementi nelle piccole imprese molto spesso sono oggetto di erogazioni “fuori busta” e/o mascherate con voci di retribuzione non imponibili (a esempio le trasferte). Le ricadute sul sistema pensionistico, a ragione della compressione dell’imponibile contributivo, sarebbero limitate e comunque compensate dal maggior potere d’acquisto immediato.
Flessibilità. La seconda proposta mira a derogare alle norme della contrattazione collettiva e, per certi versi della legge, anche in pejus alla contrattazione individuale assistita. In pratica, in momenti di difficoltà verrebbe riservata alle parti individuali, debitamente assistite, la stessa facoltà che hanno le organizzazioni sindacali in azienda. Ciò garantirebbe anche alle piccole imprese di operare deroghe nella legalità evitando di incorrere in violazioni di norme e quindi in sanzioni e contenziosi.
Incentivi start up. La ricerca della clientela, vero ganglio vitale per ogni impresa, dovrebbe essere l’elemento stimolato per le imprese giovanili e ciò potrebbe realizzarsi attraverso un credito d’imposta riconosciuto al committente per ogni servizio affidato ad imprese giovanili e/o singoli lavoratori autonomi under 30 ovvero disoccupati.Il credito d’imposta per il committente potrebbe essere pari al 15% del servizio affidato all’impresa con un tetto massimo di 10.000 euro. Il sistema invertirebbe la rotta dell’avversione del sistema generale al lavoro autonomo (vedi legge 92/2012 sulle partite Iva) incentivando in modo efficace l’affidamento di servizi a nuove imprese.
Contrattazione più snella. La pluralità di regole, disposizione e adempimenti provenienti da norme di legge e da norme contrattuali (di vario livello) crea continua incertezza interpretativa che alimenta il contenzioso del lavoro. Ciò costituisce un vero freno a mano tirato per lo sviluppo delle imprese e per una fluida dinamica occupazionale. Una possibile soluzione è quella dei contratti di prossimità previsti dal decreto legge 138/2011 (articolo 8). Un sistema coerente dovrebbe seguire una impostazione semplice in soli cinque livelli: legge, contratti interconfederali, contratti aziendali e territoriali, contratto individuale.
"La crisi sta annientando le piccole imprese e lascia a casa una generazione di senza lavoro. Serve, a nostro giudizio, una svolta epocale per creare occupazione" dice il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi. "Solo con nuovi posti di lavoro – aggiunge Longobardi – si può sperare di agganciare la ripresa che ormai è un lontanissimo miraggio. D’altra parte, addirittura la Germania, che erroneamente era apparsa a tutti gli osservatori e agli addetti ai lavori immune agli effetti devastanti della tempesta internazionale, sta pagando il conto: la tempesta perfetta, alla fine, ha travolto pure la più solida economia europea. Ma è l’Europa intera, oggi, a guardarsi attorno smarrita". Secondo il presidente di Unimpresa "è indifferibile l’intervento su alcuni punti focali di sistema senza la revisione dei quali ogni manovra riformatrice è incapace di produrre effetti. Ecco quindi la necessità di agire in modo immediato ed energico: un vero e proprio shock positivo di rilancio".