
La presidenza della Camera lascia fuori dalle graduatorie provinciali oltre 10mila aspiranti docenti abilitati e idonei vincitori di concorso, in larga parte giovani che avrebbero contribuito a ridurre l’altissima età media del corpo insegnante italiano ormai superiore ai 50 anni: secondo il presidente Giancarlo Galan (Pdl) gli emendamenti al Decreto Legge sulla Scuola n. 101, proposti dall’Anief e presentati da tre deputati del Pd (Folino, Antezza, Ascani) e uno del Gruppo Misto (Di Lello) non è infatti possibile riunificare la fascia aggiuntiva alla terza delle GaE.
Ma sono stati inspiegabilmente reputati inammissibile, costringendo tanti docenti selezionati e meritevoli, abilitati con il TFA ordinario e reputati idonei nel concorso ordinario (cui nei prossimi mesi si sarebbero aggiunti gli iscritti ai Percorsi abilitanti speciali, inizialmente collocati con riserva), a lavorare nella scuola solo attraverso le supplenze periodi brevi conferite direttamente dai dirigenti scolastici.
“Si tratta di una decisione grave – dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – perché contravviene a quanto stabilito con il decreto ministeriale 249 del 2010 che regola l’attuale reclutamento, con cui lo Stato ha bandito dei corsi abilitanti e dei concorsi pubblici sulla base di contingenti di posti liberi e pronti ad essere assegnati”.
Ora però si dice a quei laureati, che per abilitarsi hanno speso tra i 3 e i 4mila euro, che non possono inserirsi nelle graduatorie. E lo stesso discorso vale per tanti vincitori del ‘concorsone’, che dopo aver superato selezione iniziale, scritti e orali, vengono lasciati ai margini dell’insegnamento pubblico italiano.
“È inammissibile – continua Pacifico – che lo Stato spenda e faccia spendere tanti soldi per decidere chi è meritevole di insegnare alle nuove generazioni. Ma poi debba alzare i muri contro chi ha reputato essere in grado di fare ciò. A questo punto, solo l’Aula della Camera può sovvertire questa scelta irragionevole del presidente Giancarlo Galan, riportando le norme su dei binari di buon senso e di salvaguardia della giustizia. In caso contrario, se l’Aula non sanerà questa bocciatura, l’unica strada percorribile sarà quella di ricorrere al Tar Lazio. Atto che l’Anief si appresta cautelativamente a realizzare, depositando nei prossimi giorni l’impugnazione al tribunale amministrativo”.