Azione per salvare il giovane Adonay, prigioniero nel Sinai

di Roberto Malini

Grazie al lavoro che il Gruppo EveryOne conduce da anni, in rete con New Generation Foundation for Human Rights, la Ong Gandhi, Eritrean Youth Solidarity for Change e alcuni altri gruppi umanitari, il traffico di esseri umani e organi nel Sinai si è ridotto progressivamente. Dopo tante richieste, dopo tanti appelli, dopo tante azioni umanitarie e l’invio alle istituzioni egiziane e internazionali di prove e testimonianze sull’identità dei predoni, sulla locazione dei loro covi e sulle modalità delle loro attività criminali, le autorità ci hanno infine ascoltati, iniziando a perseguire efficacemente la tratta di schiavi. Tuttavia è necessario continuare a vigilare, perché il denaro dei riscatti fa gola ancora a un gran numero di personaggi privi di scrupoli e attualmente avvengono rapimenti presso i campi profughi del Sudan e addirittura in terra di Eritrea. Ieri, 31 ottobre, abbiamo ricevuto la richiesta di aiuto da parte di R.W., amica di famiglia del diciassettenne eritreo Adonay. Il ragazzo è stato rapito da casa propria, in Eritrea, e condotto nel Sinai. I trafficanti pretendono dalla famiglia il pagamento di 35 mila dollari per liberarlo, da versarsi con trasferimento fondi in Israele o in Arabia Saudita. All’inizio del calvario cui il giovane è sottoposto, la richiesta era di 25 mila dollari, ma dietro l’impossibilità da parte dei genitori di reperire subito una somma così alta, i criminali hanno aumentato le pretese. I genitori di Adonay, L.W e Y.M. sono annientati dal dolore e stanno disperatamente cercando il denaro per il riscatto. Da parte nostra, abbiamo immediatamente allertato il governo e le forze di polizia egiziane nonché le istituzioni internazionali: le Nazioni Unite, l’Alto Commissario Onu per i Rifugiati, l’Alto Commissario Onu per i Diritti Umani, il Consiglio d’Europa, lo Stato di Israele. Abbiamo fornito alle autorità il numero di telefono e altri dati utili a identificare i predoni e il loro covo.