In conseguenza della seconda recessione in cinque anni, l’artigianato toscano – che conta 112mila aziende – ha perso 4.647 unità dal 30.06.2011 al 30.06.2013, con una concentrazione altissima nelle costruzioni (-3.760). Negli ultimi due anni si registra anche un aumento del fenomeno di mortalità “precoce”: il 36% delle imprese artigiane chiude entro i primi tre anni di vita. Fra le imprese sopravvissute alla crisi, prova a imboccare la strada di risalita il comparto dell’artigianato manifatturiero toscano che, nel primo semestre 2013 e nonostante un ulteriore calo di 6 punti percentuali del fatturato, cerca di invertire il trend rispetto al -8,3% del 2012.
Questo quanto emerge dall’indagine “La congiuntura dell’artigianato manifatturiero in Toscana. Consuntivo I semestre 2013 – Previsioni anno 2013” realizzata dall’Ufficio Studi di Unioncamere Toscana, che l’Assessore alle Attività produttive della Regione Toscana Gianfranco Simoncini ed il Presidente di Unioncamere Toscana Vasco Galgani hanno così commentato:
"Oggi più che mai la Regione sostiene il manifatturiero toscano e, in particolare, quello che punta sul binomio qualità e innovazione. I dati dell’artigianato nei primi mesi del 2013 sembrano dimostrare che si tratta di una scelta giusta: avere ridotto il calo di fatturato e aumentato, in alcuni settori, le esportazioni sono segnali da accogliere positivamente e da mettere in relazione proprio con questi due aspetti.
Pur in un contesto ancora decisamente negativo – continua l’Assessore Simoncini – le imprese che riescono ad investire, a stare sui mercati internazionali, a sopperire alle piccole dimensioni rafforzando la capacità di fare rete risultano più forti e capaci di crescere. Purtroppo siamo solo agli inizi di una risalita che non si prospetta facile. Ma abbiamo indicazioni, anche grazie a questo rapporto, sulla strada da percorrere”. L’assessore Simoncini ha ricordato che la Regione ha messo a disposizione, grazie a diversi bandi, incentivi per favorire i processi di integrazione fra imprese, per ovviare alle piccole dimensioni e aumentarne la competitività e iniziative per l’internazionalizzazione, mentre particolare attenzione viene posta all’innovazione ,alla ricerca, alla formazione di lavoratori e imprenditori, essenziale per consentire anche alle piccole imprese artigiane di coniugare qualità e modernità. A breve riaprirà il bando per i contributi alle imprese che si mettono in rete, che si è già dimostrato efficace per favorire, in particolare, l’innovazione delle piccole e medie imprese. Per le reti di imprese, anche la proposta di bilancio 2014 appena approvata dalla giunta prevede una riduzione dell’aliquota Irap".
“Si inizia a vedere uno spiraglio per il 2014, importante soprattutto per dare fiducia alle imprese. – esordisce il Presidente Galgani – Preoccupa tuttavia il fatto che tre imprenditori su quattro dichiarino di non avere in programma investimenti a breve termine: una azienda che non investe regge meno il peso della concorrenza ed è già sulla strada della chiusura. Non è un caso se ancora una volta le imprese artigiane più strutturate e proiettate sui mercati esteri registrino i dati migliori. Fare rete e guadarsi intorno devono essere gli imperativi per il tessuto imprenditoriale artigianale toscano che può vantare su diversi plus, su una reputazione di tutto rispetto e sul supporto degli enti camerali. Ancora una volta, in questo periodo di approvazione della legge di stabilità, non possiamo non fare un appello al Governo perché risparmi le imprese, che hanno fatto già abbastanza sacrifici”.
A livello di fatturato, il segno meno a metà 2013 continua a riguardare tutti i comparti manifatturieri: dal sistema moda (-6,7%) – con una maggiore accentuazione per il tessile-abbigliamento-maglieria (-9% circa) rispetto alla pelle (-4,3%) e alle calzature (-5,4%) – alle aziende meccaniche (-3,2%) fino alle altre manifatture, che registrano in media un calo del 6,1% soprattutto per la caduta registrata nei comparti vetro-ceramica, carta-stampa e legno-mobili. A fronte di generalizzati cali di fatturato, risultati leggermente meno negativi si registrano dunque per pelletteria, calzature, meccanica, alimentari e lapideo. Al di là dei settori di produzione, si rileva comunque un incremento rispetto al primo semestre 2012 delle imprese artigiane toscane che hanno aumentato il fatturato: sono il 9,2% del totale contro il 6,1% della prima parte del 2012.
La dimensione aziendale si conferma un fattore determinante per contrastare il ciclo economico negativo: se le microimprese perdono (1-3 addetti) l’8,2% del fatturato, con punte del 9% nel settore moda, le aziende più strutturate limitano le perdite a 4 punti percentuali. Fra quelle con organici superiori ai dieci addetti, inoltre, il 18,2% registra un incremento del volume d’affari, contro solo il 5,5% delle imprese più piccole.
Il fattore export, unito ad una dimensione aziendale non micro, rappresenta l’altra carta vincente per la riuscita del progetto imprenditoriale: il 17% delle imprese artigiane esportatrici sta infatti incrementando il proprio giro d’affari, contro l’8% delle non esportatrici. Ciononostante, il tessuto artigiano manifatturiero toscano si conferma molto legato al mercato interno: solo il 7% della quota di fatturato proviene dai mercati esteri, contro il 78% dal mercato locale e il 15% dal mercato nazionale-extra regionale.
A livello di occupazione, il trend continua tuttavia ad essere decisamente negativo: in 18 mesi, da inizio 2012 a metà 2013, nell’artigianato manifatturiero si sono infatti persi 2.800 posti di lavoro.
Anche gli investimenti mantengono un profilo decisamente basso: solo il 7,1% delle imprese artigiane ha aumentato le spese di questo capitolo nella prima parte del 2013, con una drastica diminuzione rispetto ai valori pre-crisi (nel 2007 la quota di imprese che avevano aumento la spesa per investimenti era pari al 20%.
A livello territoriale, in ben sette province toscane si registrano flessioni di fatturato di 9-10 punti percentuali: le difficoltà maggiori a Siena e Pisa, seguite a ruota da Grosseto, Pistoia e Livorno. Meno drastico il calo a Prato (-6%) e soprattutto a Lucca (-3,7%). In dettaglio, il distretto orafo aretino registra solo il -4% del giro di affari, mentre vanno peggio i distretti del mobile di Poggibonsi e Sinalunga, che perdono in media il 9%.
Quanto alle aspettative relative alla chiusura del 2013, ben il 6% degli imprenditori artigiani prevede di chiudere la propria attività. Fra gli altri, l’89% ha invece intenzione di mantenere invariato il proprio numero di addetti, solo l’1% di aumentarli ed il 3% pensa di ridurne il numero. Per il fatturato, il 23% teme una diminuzione e solo il 7% un miglioramento. I segnali più critici si concentrano nel comparto maglieria, mentre i meno preoccupati sono gli artigiani del comparto pelletteria. Tre imprenditori su quattro (il 72%) chiuderanno comunque l’anno senza fare investimenti.