
E’ finita un’era e forse ne comincia un’altra. Da ieri Silvio Berlusconi non è più parlamentare, dichiarato decaduto da senatore in seguito alla condanna definitiva nel processo per i diritti tv. Ma il Cavaliere non sembra intenzionato a ritirarsi a vita privata. In un comizio ieri pomeriggio davanti palazzo Grazioli (mentre l’aula del Senato votava la sua uscita da Palazzo Madama) e in una breve lettera aperta che compare oggi sulla prima pagina de ”Il Tempo”, Berlusconi assicura che la sua avventura politica, il suo impegno non sono finiti e continueranno anche fuori dalle aule parlamentari. Anche se non e’ ancora ben chiara quale sara’ la sua strategia.
”Una persecuzione”, ribadisce Berlusconi, che ”non ha precedenti nella storia perchè non c’è altro leader dell’opposizione di un Paese democratico che ha subito quello che ho dovuto subire io”. In 20 anni di attività politica ”mi sono piovute addosso accuse incredibili”, aggiunge. Ma, avverte, ”se oggi qualcuno pensa di aver vinto si sbaglia.
Voglio rassicurare tutti che io non mollo. Anche da non parlamentare – non ha dubbi Berlusconi – si puo’ continuare a fare battaglie. Ed e’ quello che faro’. Da subito”.
Dura la figlia Marina, che parla di ”violenta estromissione di mio padre dal Parlamento, avvenuta attraverso norme incostituzionali e palesi violazioni regolamentari”. Cosi’, continua, ”gli avversari politici si illudono di avere la strada spianata verso il potere”. Ma, ne e’ sicura la presidente di Mondadori, ”e’ una operazione politica che si ritorcera’ contro chi l’ha messa in atto, nel momento in cui gli italiani torneranno a pronunciarsi con il loro libero voto”.
Le manovre per dare immediatamente una nuova collocazione politica all’ex premier – in un posto che evidentemente, nelle intenzioni dei suoi fedelissimi, possa essere sempre di primo piano – sono cominciate subito ieri, un minuto dopo il voto in Senato. Con un appello rivolto a Giorgio Napolitano.
”Al termine di una lunga riunione – si legge in una nota di ieri sera – i deputati e i senatori di Forza Italia hanno espresso la loro solidarieta’ al presidente Berlusconi e la preoccupazione per la situazione politica determinatasi dopo la decadenza del leader di Forza Italia. Ed hanno cosi’ deciso di incaricare i capigruppo di Camera e Senato, Renato Brunetta e Paolo Romani, di chiedere al presidente della Repubblica di ricevere una delegazione dei gruppi parlamentari per affrontare il delicato momento”. Un passo questo per sollecitare il Capo dello Stato a prendere atto dell’essere venute meno, a loro dire, le condizioni per l’esistenza di un governo delle larghe intese (come quello nato faticosamente all’indomani delle ultime elezioni politiche e guidato da Enrico Letta) e quindi tornare alle urne. Una posizione non facilmente sostenibile, fino a che l’attuale esecutivo dimostrera’ di avere i numeri per andare avanti. Lo ha lasciato intendere lo stesso Napolitano in occasione del voto di fiducia (ottenuto) sulla Legge di stabilita’, spiegando che quella occasione poteva e doveva essere intesa – e cosi’ e’ stato – come una verifica delle tenuta dell’esecutivo. In ogni caso, e’ difficile sostenere la necessita’ di andare al voto perche’ non esiste piu’ la maggioranza originaria. E’ bene ricordare che la coalizione che sostiene Letta non e’ figlia della volonta’ elettorale degli italiani ma del fatto (trasformato in larghe intese dallo stesso Napolitano) assolutamente contrario, della mancanza cioe’ di una chiara indicazione di governo da parte degli elettori. Ecco perche’ forse non e’ possibile da parte di Forza Italia – come invece accaduto in altre occasioni con qualche ragione – gridare oggi al golpe e al tradimento della volonta’ elettorale sollecitando nuove elezioni. Anche se e’ chiaro che sia per i sondaggi mediamente favorevoli, anche se e’ tutto da verificare sull’elettorato di centrodestra l’impatto della separazione con Angelino Alfano, che per voler cavalcare la figura di un Berlusconi perseguitato e martire Forza Italia riterrebbe di avere la sua convenienza ad un ritorno alle urne.
Letta ha cercato comunque di non farsi spiazzare dai forzisti e da quanto accaduto in Senato. Ieri in mattinata ha convocato una conferenza stampa per assicurare che il governo, dopo la nascita di Nuovo centrodestra e il passaggio di Forza Italia all’opposizione, e’ piu’ forte e coeso di prima e che il programma e gli obiettivi sui quale prese la fiducia ad aprile scorso rimangono invariati. E poi, in contemporanea con discussione e voto sulla decadenza di Berlusconi, ha riunito il Consiglio dei Ministri che ha varato la cancellazione definitiva dell’Imu sulla prima casa e la rivalutazione delle quote di Bankitalia. Questo a sottolineare evidentemente come il governo mantenga le sue promesse senza farsi incastrare dalle vicende giudiziarie del Cavaliere.
Un governo che comunque rischia di scontare l’evidente scontro in atto tra berlusconiani e alfaniani. I primi accusano i secondi di essere entrati ormai nell’orbita del centrosinistra, questi contestano ai forzisti di non avere a cuore gli interessi del Paese. E’ in atto un confronto molto duro per mantenere da un lato i propri voti e frenare un’emorragia verso Nuovo centrodestra e dall’altro consolidare una propria posizione, in coerenza con gli ideali del centrodestra. Specchio di questa contrapposizione e’ stato il chiaro scontro ieri in aula al Senato tra Bondi e Formigoni.
Insomma, e’ in atto nella politica italiano un cambiamento radicale. Il Pd ha le sue spaccature, per il momento all’interno, Scelta Civica si divide e il Pdl genera due partiti, uno opposto all’altro. Ed ora viene meno anche quello che e’ stato, nel bene e nel male, un punto di riferimento del panorama politico nel nostro Paese, Silvio Berlusconi. La speranza e’ che prima o poi questi ‘giochi’ finiscano, anche da parte di chi come M5S pensa di essere il solo titolare (per i tanti indubbi voti ricevuti) dell’interesse degli italiani, e che al centro del dibattito politico e motore delle sue scelte siano il futuro del paese e il suo rilancio.