Silvio Berlusconi è ”gravemente” indiziato di corruzione in atti giudiziari. Lo mettono nero su bianco i giudici titolari del cosiddetto processo Ruby-bis nelle motivazioni della sentenza a carico di Lele Mora, Nicole Minetti ed Emilio Fede, tutti condannati in primo grado per induzione e favoreggiamento della prostituzione anche minorile.
Il collegio presieduto da Annamaria Gatto, in un passaggio del dispositivo, muove l’accusa di corruzione in atti giudiziari non soltanto nei confronti dell’ex presidente del Consiglio ma anche per i suoi avvocati, Niccolò Ghedini e Piero Longo, e per alcune delle giovani ragazze ospitate nei festini di Arcore, accusate tra l’altro di falsa testimonianza.
I giudici milanesi non hanno dubbi: ”Colui che elargiva, e tuttora elargisce, le somme e’ Silvio Berlusconi”. Ma tutti i protagonisti della riunione del 15 gennaio 2011, voluta dallo stesso Berlusconi alla presenza dei suoi legali e delle cosiddette ‘papi gilrs’ per mettere a punto la strategia difensiva da adottare nel filone di inchieste sul caso Ruby che aveva appena preso il via a Milano, sono, secondo i giudici, ”gravemente indiziati del reato di cui all’articolo 319 ter cp. (ossia corruzione in atti giudiziari, ndr)”. Non solo: nel mirino dei giudici ci sono ”le giovani donne che poi rendevano false testimonianze (il reato di falsa testimonianza concorre con il reato di corruzione in atti giudiziari), in qualità di testimoni e, quindi, pubblici ufficiali, ricevevano denaro e altre utilità sia prima che dopo aver deposto come testimoni”.
C’è Berlusconi, ”in qualità di soggetto che elargiva denaro e le altre utilit”. E, infine, ci sono ”gli avvocati Ghedini e Longo, in qualità di concorrenti, per aver partecipato, nella qualità di difensori di Berlusconi, alla riunione del 15 gennaio 2011”.