Carceri: penalisti, vigileremo su attuazione legge chiusura Opg

L’Unione camere penali, attraverso il suo osservatorio carcere vigilerà ”con la massima attenzione affinchè i progetti attuativi della legge 9 non si risolvano in percorsi di istituzionalizzazione e ospedalizzazione delle misure di sicurezza ma realizzino appieno i principi giuridici sanciti dalla Legge dello Stato.

Principi che trovano il loro fondamento nella legge 180 e negli esiti di quelle prassi e nel pieno rispetto della dignità dell’uomo anche e comunque”. Così l’Ucpi è intervenuto sulla questione della chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, il cui termine è stato fissato al primo aprile 2014.

Il termine entro il quale il ministero della salute e il Ministero della Giustizia dovevano comunicare alle competenti commissioni lo stato di attuazione dei programmi regionali era quello del 30 novembre 2013.

La maggior parte delle regioni in questi mesi, rilevano i penalisti, ha perso il filo logico del dettato normativo.

Inoltre, ricordando che al momento sono in corso le attivita’ necessarie e programmatorie che ”portano con sè ritardo e contraddizioni”, i penalisti sottolineano come a ridosso di un ”termine importantissimo” sia necessario ”vigilare sull’invio alle competenti commissioni parlamentari dei programmi regionali di attuazione del superamento degli Opg” e auspicare una ”corretta lettura del dettato normativo di cui alla legge 9, come modificata dalla legge 57 del 2013, cui detti programmi dovrebbero ispirarsi. Purtroppo i segnali che arrivano – si fa notare – danno conto di un’interpretazione fuorviante e di principi di deistituzionalizzazione, per lo piu’ disattesi, in ragione di logiche funzionali a politiche di contenimento di paure collettive reali o presunte”.

La legge 9, aggiungono, in vigore ormai dal febbraio 2012, impone la dimissione di chi non ha piu’ pericolosita’ sociale: ”solo 400 internati sono stati dimessi in questi 2 anni, evidentemente pochi. E’ di tutta evidenza, inoltre, che a fronte di un dettato normativo che prevede dimissioni immediate e percorsi alternativi non appaia necessaria la creazione di tanti posti letto quanti sono i numeri attuali.

Il dato preoccupante e’ che il numero dei posti letto programmati dalle regioni (1.022) coincide pericolosamente con il numero attuale degli internati.

La programmazione sottesa deve essere finalizzata all’applicazione delle nuove norme che, inutile ribadirlo, favoriscono misure di sicurezza alternative con percorsi di cura territoriali e di inclusione sociale e la dimissione di chi da troppi anni e’ internato in assenza dei presupposti di legge e che in palese violazione di principi costituzionali continua ad essere trattenuto.