Un giovane su 3 è ‘disgustato’ dai partiti ma non rinuncia alla partecipazione. Una disaffezione – quella della politica giovanile – che sfocia in forme non convenzionali di partecipazione e coinvolgimento civico.
Queste le tematiche principali di “Guardo al Futuro – Stati Generali delle Politiche Giovanili in Italia”, l’evento promosso dal Forum Nazionale dei Giovani, giunto alla sua terza edizione. Durante l’incontro si parlerà di partecipazione giovanile e degli strumenti che la favoriscono, di occupazione under35, integrazione e riforme costituzionali.
Elezioni 2013
Il voto è ancora considerato un mezzo per ottenere dei cambiamenti e rinnovamenti, ma trascendendo dalle dinamiche destra/sinistra è stato utilizzato da oltre metà dei votanti come voto di protesta.
Da una ricerca del FNG sui giovani candidati alle elezioni 2013 era emerso un quadro insufficiente per rinnovare la classe politica italiana. Considerando i dati che riguardavano le posizioni dei giovani candidati nelle liste in base alla legge elettorale, il Movimento Cinque Stelle registrava una maggioranza di under 35 in prima linea con il 65,15% di favoriti, a seguire Lega e SVP rispettivamente con il 52,17% e il 50% di preferenze. Agli ultimi posti, invece, La Destra (12,50%), Scelta Civica (10%) e PD (9,44%) e nessun candidato eleggibile per Centro Democratico, Fratelli d’Italia, UDC e FLI.
Secondo la ricerca del Forum, il maggior impegno politico dei giovani riguarda la comunità locale con un 21,1% di amministratori comunali con meno di 35 anni: nel 76% dei casi si tratta di consiglieri e solo 277 sono i sindaci. Mentre ad oggi siedono sui nostri seggi 114 under 35, appartenenti per la maggior parte al Movimento 5 Stelle (59%) e PDL (31%).
Le priorità espresse riguardano le politiche per la crescita e l’innovazione del Paese, a seguire la riduzione delle disuguaglianze e la protezione delle fasce più deboli.
Le forme di partecipazione politica
Lungi dall’essere distanti dalla politica, i giovani italiani adottano forme di partecipazione alternativa. Secondo l’istituto Toniolo, infatti, solo il 6,1% ha rivestito nell’ultimo anno incarichi di partito mentre le preferenze ricadono su forme di partecipazione autonoma: il 35% interagendo con gruppi che discutono di temi politici sui social network o con azioni di protesta online (25%), il 31% attraverso momenti formativi socio-politici organizzati da associazioni o enti culturali. Il voto, tuttavia, è ancora considerato il mezzo privilegiato per partecipare (71,5%), scetticismo, invece, sulle proteste online (63%) o in piazza (49%).