Esplodono le sofferenze nelle banche: negli ultimi 12 mesi sono cresciute del 23% arrivando a oltre 147 miliardi di euro. La fetta maggiore di prestiti che non vengono rimborsati regolarmente agli istituti di credito è quella delle imprese (101 miliardi). Le "rate non pagate" dalle famiglie valgono più di 31 miliardi, mentre quelle delle imprese familiari quasi 13 miliardi. Superano il tetto dei 2 miliardi, poi, le sofferenze della pubblica amministrazione, delle assicurazioni e di altre istituzioni finanziarie. Complessivamente le sofferenze adesso corrispondono al 10,33% dei prestiti bancari, in aumento rispetto all’8,09% di un anno fa. Alla fine del 2010 le sofferenze ammontavano a 77,8 miliardi: in meno di tre anni, quindi, sono quasi raddoppiate sfiorando un incremento percentuale di 90 punti. Questi i dati principali di un rapporto del Centro studi Unimpresa. In assenza di una non prevedibile inversione di tendenza, il mese di novembre farà verosimilmente registrare quota 150 miliardi.
Secondo lo studio dell’associazione, basato su dati della Banca d’Italia, in totale le sofferenze sono passate dai 119,8 miliardi di ottobre 2012 ai 147,2 miliardi di ottobre 2013 (+22,93%) in aumento di 27,4 miliardi. Nel dettaglio, la quota delle imprese è salita da 80,2 miliardi a 101,2 (+26,12%) in aumento di 20,9 miliardi. La fetta relativa alle famiglie è cresciuta da 27 miliardi a 31,2 miliardi (+15,38%) in salita di 4,1 miliardi. Per le imprese familiari c’è stato un aumento di 1,7 miliardi da 11 miliardi a 12,8 miliardi (+15,38%). Le "altre" sofferenze (pa, onlus, assicurazioni, fondi pensione) sono passate invece da 1,4 a poco più di 2 miliardi (+37,51%) con 557 milioni in più.
Sofferenze raddoppiate in meno di tre anni, ora valgono il 10% dei prestiti
A ottobre 2010 le sofferenze corrispondevano all’8,09% dei prestiti bancari (1.480,9 miliardi), percentuale salita al 10,33% a ottobre scorso, quando i finanziamenti degli istituti erano a 1.426,1 miliardi. Rispetto alla fine del 2010 le sofferenze sono sostanzialmente raddoppiate: in meno di tre anni, da dicembre 2010 a ottobre 2013, sono passate da 77,8 miliardi a 147,2 miliardi in salita di 69,4 miliardi (+89,22%). A fine 2011 erano a 107,1 miliardi; alla fine del 2012 a 124,9 miliardi.
Parallelamente c’è la serrata dei rubinetti del credito. E’ sempre più forte, infatti, la stretta delle banche sui finanziamenti che nell’ultimo anno sono calati al ritmo di 4,5 miliardi al mese. Da ottobre 2012 a ottobre 2013 il totale dei finanziamenti al settore privato è diminuito di 54,7 miliardi di euro passando da 1.480,9 miliardi a 1.426,1 miliardi. Una riduzione che interessa sia le famiglie (-7,1 miliardi) sia le imprese (-47,6 miliardi). Le erogazioni degli istituti di credito sono scese, complessivamente, del 3,70% nell’ultimo anno. Resta particolarmente grave il quadro per le imprese: nell’ultimo anno le aziende hanno assistito alla riduzione dei finanziamenti di tutti i tipi di durata. Sono calati i prestiti a breve termine (fino a 1 anno) per 21,1 miliardi (-6,43%) da 328,7 miliardi a 307,6 miliardi, quelli di medio periodo (fino a 5 anni) di 8,4 miliardi (-6,39%) da 132,6 miliardi a 124,1 miliardi e quelli di lungo periodo (oltre 5 anni) di 18 miliardi (-4,42%) da 409,1 miliardi a 391 miliardi. In totale lo stock di finanziamenti alle imprese è sceso da 870,5 miliardi a 822,9 miliardi con una diminuzione di 47,6 miliardi (-5,48%). Analoga situazione per le famiglie: in dodici mesi meno credito al consumo per 1 miliardo (-1,72%) da 59,7 miliardi a 58,7 miliardi e meno prestiti personali per 2,1 miliardi (-1,15%) da 184,5 miliardi a 182,4 miliardi. Giù anche il comparto mutui casa con le erogazioni degli istituti calate di 3,9 miliardi (-1,08%) da 366 miliardi a 362 miliardi: il mercato immobiliare, così rilevante per il prodotto interno lordo italiano e per le prospettive di crescita economica, resta dunque privato della liquidità necessaria a ripartire; la contrazione dei finanziamenti non consente al business del mattone di rimettersi sul sentiero della crescita. In totale, lo stock di finanziamenti alle famiglie è calato in un anno da 610,3 miliardi a 603,2 miliardi con una diminuzione di 7,1 miliardi (-1,17%).
"Siamo allarmati: di fronte alla sempre maggiore difficoltà, sia delle famiglie sia delle imprese, nel pagare le rate dei finanziamenti, assistiamo a un atteggiamento di superficialità da parte del Governo di Enrico Letta, che poco sta facendo per risolvere la questione del credito. Altrettanto preoccupante è la posizione dei rappresentanti delle banche che cercano di sminuire il problema, interpretando i numeri affinché non si punti il dito contro l’industria creditizia" commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi.