Il Ministero dell’istruzione è in procinto di pubblicare il decreto che dal prossimo mese di settembre porterà al pensionamento almeno 15mila docenti e Ata della scuola: ai sindacati è già stato detto che il termine di presentazione delle domande è stato fissato al 27 gennaio 2014. E che le regole, tranne qualche lieve modifica, saranno le stesse dello scorso anno. Costringendo, con l’applicazione rigida della riforma Fornero, a mantenere in servizio circa 4mila lavoratori. Ai quali, per via dell’adozione immediata dei nuovi requisiti minimi, è stata fatale la negazione del riconoscimento degli otto mesi di servizio conclusivi dell’anno scolastico dell’anno scolastico 2011/12.
Ma proprio per i cosiddetti "Quota 96" della scuola potrebbe ora esserci una novità importante: lo scorso 17 novembre la Consulta ha, infatti, espresso il proprio parere sulla laicità del comportamento del legislatore nei confronti della categoria. In attesa dell’esito di quell’udienza pubblica, Anief chiede pertanto pubblicamente al Ministero dell’Istruzione di rimandare il termine di presentazione delle domande per andare in pensione.
Qualora il parere della Consulta fosse favorevole ai "Quota 96", dando il via libera alla deroga che l’Anief chiede da tempo, il Miur sarebbe infatti costretto a riaprire i termini per permettere loro l’accesso ad un diritto che una dimenticanza di chi a prodotto le nuove norme pensionistiche gli ha negato per il secondo anno consecutivo. A quel punto, a nulla varrebbero le resistenze di organismi pubblici, come la Ragioneria dello Stato, che si sono espressi negativamente sul concedere la copertura finanziaria necessaria a mandare in pensione migliaia di docenti e Ata costretti a ingiustamente a rimanere in servizio.
“Il via libera della Consulta – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – permetterebbe a questi lavoratori di far riconoscere un loro sacrosanto diritto al pensionamento: tutti i più autorevoli studi sull’insegnamento concordano nel dire che, in particolare quella dei docenti, è una professione altamente logorante. E ad alto rischio burnout. Ora, a fronte di questo dato inequivocabile, che non ha bisogno di commenti, come si può pensare di mandare un docente in pensione a 67-68 anni? Oltretutto, cambiando le regole in corsa?”.