Nessun taglio tangibile al bilancio statale. Anzi, la macchina pubblica costa sempre di più. La spesa dello Stato nei primi 10 mesi del 2013, è aumentata di ben 40,1 miliardi di euro rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente con una crescita in termini percentuali pari all’11,09%. Nello stesso arco temporale, le entrate dello Stato sono cresciute di 2,4 miliardi, in salita dello 0,72%. Questi i principali risultati di un’analisi condotta dal Centro studi Unimpresa che mettono in dubbio gli effetti della spending review varata nel 2012 dal Governo tecnico e proseguita anche nel corso del 2013 con l’Esecutivo guidato da Enrico Letta. Tra gennaio e ottobre di quest’anno, i pagamenti dello Stato – vale a dire spese correnti e spese in conto capitale, voci in cui non sono ricomprese le uscite degli enti territoriali (comuni, province, regioni) né quelle per interessi sul servizio del debito – hanno toccato quota 401,9 miliardi di euro; nei primi 10 mesi del 2012 l’asticella si era fermata a 361,8 miliardi. Di qui l’aumento di 40,1 miliardi di euro (+11,09%). Quanto al gettito, il bilancio statale ha registrato, nel 2013 (gennaio-ottobre), entrate complessive per 336,2 miliardi; tra gennaio e ottobre del 2012 gli incassi di bilancio erano stati pari a 333,8 miliardi: l’incremento è dunque di 2,4 miliardi di euro (+0,72%).
Più tasse e più spese vogliono dire anche debito pubblico sempre più alto. L’aumento delle uscite, infatti, ha inevitabilmente allargato il "buco" nei conti passato dai 1.944,2 miliardi di gennaio 2012 ai 2.085,3 miliardi di ottobre scorso. Nei primi dieci mesi dello scorso anno la variazione registrata è stata di 71,8 miliardi, pari a a 7,1 miliardi al mese; tendenza leggermente calata a 6,1 miliardi al mese nel 2013: nei primi dieci mesi di quest’anno la variazione è stata di 61,8 miliardi. "Questi dati – afferma il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi – confermano che la politica del rigore attuata nell’ultimo anno dal Governo guidato da Enrico Letta, in continuità con l’Esecutivo tecnico di Mario Monti, si rivela insufficiente non solo per la salute dei conti statali, ma anche sulle prospettive. Le scelte del Governo stanno massacrando le ormai poche speranze di ripresa dell’economia". Secondo Longobardi, "per salvare le micro, piccole e medie imprese deve essere abbattuta la pressione fiscale con interventi seri e rigorosi". Secondo il presidente di Unimpresa "il mandato di Carlo Cottarelli chiamato a guidare la commissione spending review del ministero dell’Economia è assai arduo: ci auguriamo che riesca a fare meglio dei suoi predecessori che, numeri alla mano, non hanno portato a risultati concreti".