L’incertezza sulle sorti dell’economia italiana, arrivata al culmine ad inizio 2012, si è un po’ ridotta nelle previsioni degli economisti ma resta alta tra gli imprenditori per i quali l’uscita dalla crisi è ancora lontana. E’ quanto emerge da un’analisi del Centro Studi di Confindustria sull’andamento della forchetta delle previsioni sul PIL per l’anno corrente e quello successivo a partire dal 2007. Dai dati, spiega il CSC, emerge che ”prima della crisi la forbice era relativamente stretta e con poca differenza tra quella del periodo corrente e quella del periodo seguente; il che denota una relativa certezza sul fatto che l’Italia avrebbe mantenuto un certo sentiero di marcia”. L’irrompere della crisi, poi, ha accresciuto la variabilità, soprattutto all’inizio. Nel gennaio 2009, infatti, la forchetta è raddoppiata per l’anno corrente (1,8 punti) mentre nei due anni successivi, la dispersione è rimasta costante per ciascun biennio di previsione: 1,4 punti nel gennaio del 2010 sia per il corrente sia per il seguente e 1,0 nel gennaio del 2011 sempre per entrambe le annate. L’incertezza e’ aumentata di nuovo per le stime diffuse nel gennaio 2012, prosegue il Centro Studi, nel mezzo della seconda recessione, specie con riferimento al 2013, anno per il quale la forbice tra la previsione migliore e quella peggiore ha raggiunto addirittura i 2,3 punti e, per la prima volta, le valutazioni dei previsori hanno spaziato tra valori ampiamente positivi (+1,2%) e negativi (-1,1%), con un divario per il 2012 (1,4 punti) fisiologicamente inferiore. Nel gennaio 2013 si e’ registrata una maggiore concordanza nelle previsioni sulla dinamica del PIL nel 2013, che per tutti gli istituti del panel era ritenuto in calo, mentre sul 2014 e’ rimasta elevata la variabilita’ che, come l’anno precedente, si e’ estesa da variazioni positive a negative. Le previsioni disponibili a dicembre 2013 presentano una dispersione in calo e quasi identica sul 2014 (dove permane il segno negativo accanto a quello positivo) e sul 2015 (solo segno positivo): 1,0 e 1,1, rispettivamente. ”Per gli imprenditori, all’opposto – rileva Confindustria – l’incertezza sulla durata della crisi e’ salita regolarmente dal 2010 al 2013. Le indagini d’opinione svolte dalla Fondazione Nord Est presso 1059 imprese hanno, infatti, mostrato un progressivo aumento della quota di quanti si aspettano che la fine della crisi avvenga in un orizzonte temporale superiore a un anno e mezzo: nel 2010 era il 34,9%, nel 2013 il 66,6%3. E’ calata la percentuale di quelli che la ritengono possibile entro un anno: dal 31,1% al 13,7%. Vista sul piano puramente statistico, in realta’, c’e’ una concentrazione di risposte sullo scenario peggiore e cio’ denota il radicarsi e il convergere delle valutazioni sulla gravita’ del quadro socio-economico italiano”. ”Il perdurare della crisi – conclude l’analisi – e in particolare la seconda recessione guidata dal crollo della domanda interna, ha accentuato l’incertezza (ma che forse sarebbe piu’ appropriato chiamare pessimismo) tra gli imprenditori. Tuttavia, se da una parte la presa d’atto della cifra strutturale della crisi ha provocato una maggiore prudenza nelle scelte di investimento, dall’altra ha indotto le imprese a percorrere strategie nuove e a intraprendere percorsi di sviluppo alternativi per sopravvivere in un contesto molto piu’ magmatico che in passato”.