Con lo spread a 200 punti, si creerebbe un tesoretto fino a 14 miliardi di euro nel biennio 2014-2015. Se la corsa al ribasso dei tassi di interesse dovesse garantire gli attuali livelli sul differenziale tra Italia e Germania, perché favorita dalla crescita della fiducia da parte degli investitori conseguente a una maggiore stabilità politica del nostro Paese, sul costo del servizio del debito si potrebbe ottenere un risparmio tra i 10,5 e i 14 miliardi. Lo rivela un’analisi del Centro studi Unimpresa che ha valutato l’effetto di un contenimento del divario tra i btp italiani e i bund tedeschi, già sceso da alcune giorni sotto la quota di 200 punti base, sulle emissioni di titoli di Stato programmate dal Tesoro. L’analisi di Unimpresa, basata sul Documento di economia e finanza (Def) del Governo oltre che su dati della Banca d’Italia, mette in luce possibili riduzioni della spesa per interessi relativa ai bot, btp, cct e ctz da emettere nei prossimi 24 mesi. Il costo del servizio del debito indicato nel Def è pari a 86 miliardi nel 2014 e a 88,8 miliardi nel 2015: due voci del budget del bilancio che valgono in totale 174,9 miliardi. Considerando la durata delle nuove obbligazioni e la scadenza media dei titoli pubblici, si potrebbe dunque prevedere una sforbiciata non inferiore ai 10,5 miliardi e fino a 14 miliardi di euro. Nel dettaglio, il calo degli interessi da riconoscere ai sottoscrittori avrebbe un impatto positivo anzitutto sul debito da rifinanziare e poi sui titoli emessi per esigenze di cassa rilevate dal ministero dell’Economia sulla base del fabbisogno. Quanto al debito da rifinanziare, nel biennio 2014-2015 successivi arrivano a scadenza 484,1 miliardi di euro. Nel 2014 vanno rifinanziati titoli per 237,9 miliardi: si tratta, complessivamente, di 50,6 miliardi di bot, 104,9 miliardi di btp, 56,6 miliardi di ctz e 26,3 miliardi di cct. Nel primo quadrimestre scadono 78,7 miliardi di titoli, nel secondo quadrimestre 87,3 miliardi e nell’ultimo 71,8 miliardi. Nel 2015, invece, scadono 246,1 miliardi: si tratta di 50 miliardi di bot (stima), 148,2 miliardi di btp, 19,7 miliardi di ctz e 28 miliardi di cct. Nel primo quadrimestre arrivano a fine corsa 70,2 miliardi, mentre tra maggio e agosto vanno rimborsati 94,3 miliardi; tra settembre e dicembre del prossimo anno, il Tesoro dovrà rifinanziare 81,4 miliardi.
"La stabilità del Governo è vitale. Non si tratta di fare il tifo per una coalizione o per un’altra, perché in ballo c’è il futuro del nostro Paese ed è l’unico elemento a cui prestiamo interesse. Fatto sta che il debito pubblico italiano, vero macigno che zavorra l’economia, è talmente elevato che l’andamento dei tassi di interesse su bot e btp è determinante per le scelte di politica economica" commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi. "Auspichiamo, pertanto, che l’Esecutivo di Enrico Letta possa andare avanti il più a lungo possibile sia per varare le riforme necessarie a modernizzare l’Italia sia per creare la condizioni di una maggiore fiducia da parte degli investitori, così da poter utilizzare quel tesoretto virtuale per abbattere la pressione fiscale su famiglie e imprese" aggiunge Longobardi.