“Pronto soccorso, occorrono interventi decisivi e strategie oculate, non provvedimenti tampone per quella che è un’emergenza regionale”. Lo dichiara il presidente di AssoTutela, Michel Emi Maritato, commentando le allarmanti notizie provenienti da tutti gli ospedali del Lazio e, in particolare dal San Camillo. “Gli operatori e i cittadini utenti non ne possono più di attese bibliche per un ricovero, letti in corridoio con la totale mancanza di privacy, per non parlare delle continue aggressioni agli operatori”, incalza il presidente. “Poco tempo fa, la direzione regionale della Sanità ha diffuso linee guida per la risoluzione dei problemi del sovraffollamento che, a quanto pare, si sono risolte in un buco nell’acqua – continua Maritato – e a niente è servita l’assunzione di 54 medici in tutto il Lazio e 13 infermieri al San Camillo, di cui soltanto tre sono stati destinati al pronto soccorso. Temiamo che anche le riunioni farsa con i responsabili dei pronti soccorsi del Lazio, convocate in questi giorni alla Regione, non produrranno granché se non saranno messi in campo interventi strutturali. A questo punto, ci chiediamo: che fine hanno fatto le Case della Salute, che il presidente Zingaretti ha sostenuto con forza nel suo programma elettorale? E l’accordo con i medici di famiglia a che punto è? La Regione, più che minimizzare sull’accaduto e diffamare pazienti e lavoratori, si impegni affinché siano attuate le disposizioni impartite. E’ noto a tutti il comunicato diffuso il 7 gennaio scorso con cui, la direzione regionale della Sanità, evidenziava il ritardo del San Camillo nell’attuazione del programma contro il sovraffollamento del pronto soccorso”.