Le leggi regionali di bilancio e di stabilità, approvate nei giorni scorsi dall’Ars, ci dicono che “l’azione di governo in Sicilia è improntata a una debolezza strategica che la rende inidonea e soluzioni strutturali sui temi della crisi economica e sociale”. Così la Cisl Sicilia, sulla recente manovra finanziaria regionale. Un giudizio severo e netto, espresso dai vertici Cisl delle nove province dell’Isola, da quelli regionali di categoria e dai responsabili di enti e associazioni del sindacato, che si sono riuniti oggi a Palermo. Per Maurizio Bernava, segretario generale, che ha aperto i lavori, la “legge di stabilità è priva di interventi strutturali, sia sul fronte del risanamento del debito che su quelli della ristrutturazione della spesa e dei risparmi permanenti”. Manca di elementi che possano, “strutturalmente”, dare respiro all’economia, attrarre investimenti, promuovere innovazione, favorire la crescita, assicurare giustizia sociale. Per la cinquantina di componenti dell’esecutivo regionale del sindacato, “non poteva essere diversamente dal momento che Bilancio e Stabilità arrivano all’apice di un percorso fatto di scarso ascolto sociale, eccessiva preoccupazione per interessi ed equilibri politici. E scelte approssimative e persino improvvisate”. Da qui, anche l’assenza di un piano straordinario per il lavoro produttivo, sottolinea la Cisl. Per la quale i nodi verranno ora al pettine. E l’inesistenza di un disegno strategico anti-crisi “chiaro e condiviso”, si ripercuoterà pure sulla programmazione dei fondi Ue 2014-2020. Ma “una regione che affoga nella crisi non può continuare a trascinarsi con un governo senza visione e strategia”, si legge in una nota diffusa a conclusione dei lavori. Servono progetto, indirizzi di governo e pratiche di buona amministrazione, insiste la Cisl: per la Regione, per gli enti locali, per le Partecipate”. Il gruppo dirigente cislino lancia una “campagna di mobilitazione e sensibilizzazione” che impegnerà territori provinciali e luoghi di lavoro in una discussione pubblica, libera, aperta”. E a forze politiche e imprese, rivolge un appello affinché contribuiscano a un dibattito “ampio e vero”. Scrive il sindacato: “La Sicilia, senza strategia e classe politica dirigente consapevole e attrezzata per affrontare la crisi, affosserà senza vedere sviluppo. Serve più coraggio, a cominciare dai partiti e dai gruppi dell’Ars. Basta trascinarsi e galleggiare tra tatticismi e opportunismi elettorali. La politica per cambiare, rilegittimarsi e recuperare fiducia, deve dare priorità ai drammi del lavoro, dello sviluppo, del risanamento, con un capacità di ristrutturazione seria della spesa pubblica e del funzionamento delle amministrazioni locali”. È su questo, secondo la Cisl, che in Sicilia va aperta una discussione sociale e politica. Il documento sottolinea inoltre che “l’altra faccia della debolezza strategica è la debolezza etica che ipoteca l’affidabilità della classe dirigente e di governo siciliana. Come pure la credibilità di ampi settori della società dell’Isola”. Una vero e proprio handicap, rimarca il sindacato, che si ripercuote negativamente sulla capacità di attrarre investimenti. E che va superato con una disciplina rigorosa sugli “usi illegittimi, illeciti e impropri” delle risorse pubbliche. E sulla “gestione-spot dell’azione di governo e amministrativa”, a fini meramente clientelari e di propaganda.