Le famiglie italiane sono sempre più povere (-13% reddito pro capite negli ultimi 6 anni), i consumi sono ”drammaticamente” fermi (-4,2% nel 2012) mentre si conferma ”l’intenzione di continuare a utilizzare la leva fiscale per far quadrare i conti pubblici invece di attuare quelle riforme indispensabili per sostenere famiglie e imprese e far ripartire l’economia”. E’ quanto rileva la Confcommercio nell’aggiornamento del suo Ufficio Studi sulle principali grandezze economiche. Nel 2012, si legge nel rapporto, la ricchezza netta pro capite è tornata ai livelli del 2002 perdendo, rispetto al massimo raggiunto nel 2006, oltre 18.000 euro a testa mentre il reddito pro capite è tornato, al netto dell’inflazione, ai livelli della seconda metà degli anni ’80. ”Perdita del potere di acquisto e calo dei consumi – sottolinea Confcommercio – restituiscono, dunque, l’immagine di un paese gravemente malato in cui appaiono sempre più necessarie e urgenti le riforme istituzionali ed economiche, in primis quella fiscale. L’attuale livello di pressione fiscale, infatti, e’ incompatibile con le esigenze della crescita e al momento non vi sono segnali di un cambio di rotta”. In questo senso, l’Ufficio Studi ha rilevato che e’ salito complessivamente ad oltre 4,6 miliardi, rispetto agli iniziali 1,6 miliardi, l’aumento di imposizione per le maggiori entrate nel periodo 2014-2016 previste dalla versione finale della Legge di stabilita’ rispetto al disegno di legge originario. Solo per il 2014, prosegue Confcommercio, da una previsione iniziale di maggiori entrate pari a 973 milioni, si e’ arrivati ad oltre 2,1 miliardi, con un incremento di quasi il 120%; per il 2015, si passa addirittura da una previsione di riduzione del carico impositivo (-496 milioni) ad un aggravio di 639 milioni.