È a dir poco salato il prezzo che i precari della scuola hanno dovuto pagare per finanziare le loro 100mila assunzioni dell’ultimo triennio: per effetto dell’accordo separato del 4 agosto 2011, che ha previsto l’annullamento del primo ‘scatto’ stipendiale automatico in corrispondenza del terzo anno di anzianità di servizio, sebbene si trattasse di un disposto normativo contrattuale, il danno economico prodotto per i neo-assunti è pari ad oltre 2mila euro per gli assistenti amministrativi e tecnici. E supera i 7mila euro per i docenti laureati della scuola secondaria superiore. Con effetti negativi pure sulle pensioni, che in regime contributivo risentiranno non poco delle buste paga ridotte allo stipendio iniziale per ben 8 anni consecutivi.
Nel calcolo, realizzato dal centro studi Anief, va considerato che per usufruire del passaggio al “gradone” successivo i docenti e gli Ata della scuola debbono aspettare il compimento del nono anno di anzianità: considerando il primo biennio di servizio allo stipendio base, occorre quindi moltiplicare per 6 (anni) il mancato aumento annuale, pari a cifre variabili dai circa 400 euro annui per gli assistenti amministrativi e tecnici fino a circa 1.200 euro l’anno per i docenti delle superiori. Che corrispondono – considerando le 110 mila assunzioni effettuate nell’ultimo triennio – ad un risparmio immediato, per lo Stato, pari a circa 60 milioni di euro per gli insegnanti. E a 20 milioni di euro per gli Ata.
Alle proteste dell’Anief, che ha sempre contestato questo accordo sottoscritto da altri sindacati della scuola, il Miur ha risposto sostenendo che si è trattato di un sacrificio tollerabile rispetto alla possibilità di vedere immettere in ruolo così tanti precari. Premesso che solo nell’anno scolastico 2011/12 il numero di docenti e Ata assunti (complessivamente 67mila) ha superato quello del personale andato in pensione (mentre nel biennio successivo, circa 20mila l’anno, si è provveduto solo a coprire il turn over), il Ministero dell’Istruzione dimentica che i precari italiani al momento dell’assunzione detengono in media un’anzianità media di servizio pre-ruolo di 8-9 anni.
Ma siccome di questi anni di supplenze vengono considerati per intero solo i primi 4, perché in base alla normativa vigente ai fini economici i successivi valgono solo un terzo, per arrivare al compimento dell’attuale primo scatto automatico (all’inizio del nono anno di anzianità) bisogna aspettare davvero troppo tempo.
Sempre dal Miur hanno più volte obiettato che dopo 18 anni di anzianità di servizio, il dipendente della scuola si vede corrispondere finalmente per intero le porzioni di anno sottratte. Ma considerando anche che gli anni 2013 e 2014 non hanno validità ai fini della carriera, per via del blocco non derogabile deciso attraverso gli ultimi due Governi, l’ottenimento delle somme non corrisposte inizialmente si concretizzerà nelle busta paga dei dipendenti della scuola solo due decenni dopo l’assunzione.
In conclusione, i neo-assunti della scuola a partire dal 2011 per passare al secondo gradone stipendiale dovrebbero avere 9 anni di anzianità valutati. Che corrispondono a 19 anni di pre-ruolo, poiché ai fini economici dopo i primi 4 gli altri 15 anni sono valutati solo per un terzo. Si tratta di un’anomalia tutta italiana, che nel corso di questa settimana l’Anief ha chiesto di annullare consegnando al Senato, tramite audizione alla VII Commissione, un emendamento apposito al decreto legge n. 3 approvato dal CdM proprio per salvare gli scatti di anzianità del personale scolastico.
“Stiamo assistendo – ha detto Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – ad un evidente aggiramento della direttiva comunitaria sulla salvaguardia dei diritti dei lavoratori precari e neo-assunti. La richiesta di estrapolare una parte di risparmi effettuati sulla scuola proprio per sanare queste storture – come quella di procedere all’adeguamento stipendiale anche per i supplenti – si potrebbe attuare utilizzando 1 miliardo e 650 milioni di euro degli 8 milioni risparmiati a seguito di razionalizzazione della spesa e dimensionamento scolastico. Qualora gli emendamenti non dovessero avere seguito – ha concluso Pacifico – per l’Anief sarà inevitabile ricorrere in tribunale”.