Oggi i docenti con diploma magistrale scendono in piazza: manifesteranno davanti al Ministero dell’Istruzione e in diverse città, organizzando dei presìdi presso gli Uffici Scolastici Regionali di Milano, Torino, Vicenza e Bologna: chiederanno l’applicazione del parere definitivo e vincolante del Consiglio di Stato, che dallo scorso mese di settembre ha sancito la validità come titolo abilitante all’insegnamento del diploma magistrale conseguito entro l’a.s. 2001/2002.
Anief sostiene le ragioni della protesta odierna dei docenti in possesso del diploma magistrale. In loro difesa, del resto, il sindacato autonomo si è esposto in tempi non sospetti. Chiedendo, prima di tutti gli altri, l’intervento dei giudici, al fine di tutelare un diritto che l’amministrazione ha inspiegabilmente negato per 12 anni a decine di migliaia di insegnanti precari: a causa dell’errata interpretazione della norma, tanti di loro hanno perso la possibilità di lavorare e anche di essere immessi in ruolo. Invece, come ha sempre sostenuto l’Anief, l’abilitazione all’insegnamento magistrale è intrinseca al titolo medesimo e non è subordinata al superamento di alcuna ulteriore prova, esame o concorso pubblico.
“È giunta l’ora di sanare questa ingiustizia – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – inserendo oltre 50mila insegnanti nelle graduatorie permanenti, poi trasformate ad esaurimento con la Legge 296 del 27 dicembre 2006. Anche i giudici amministrativi del Consiglio di Stato, con il parere 4929, hanno evidenziato come questo titolo è da considerarsi a tutti gli effetti ‘abilitante ex lege’. Sconfessando anche le decisioni del Miur di impedire agli abilitati magistrali ante 2001/02 di non poter accedere ai pubblici concorsi riservati, come ai corsi di specializzazione per il sostegno, perché richiedenti l’abilitazione come titolo d’accesso”.
“Pertanto – conclude Pacifico – ben fanno oggi i diplomati con maturità magistrale a manifestare tutta la loro rabbia: l’obiettivo comune è quello di vedere approvato il prima possibile un D.P.R. che sani tanti errori. Ma che soprattutto cancelli, per quanto possibile, l’ingiusto rifiuto durato 12 anni”.