La COSMeD ricorda al Governo che i contratti nazionali del pubblico impiego, in cui è compresa la Sanità, e anche le contrattazioni aziendali ad invarianza di risorse, sono bloccati da 5 anni con una perdita del potere di acquisto delle retribuzioni superiore al 20% senza contare i danni previdenziali dei giovani. Un congelamento che non aiuta la necessaria riforma e stride molto con una realtà stressata dalla velocità e dal bisogno di cambiamenti organizzativi e gestionali. La contraddizione tra un esistente mummificato e le continue richieste di innovazione, con proposte della più varia natura, può essere sciolta solo da risposte politiche chiare e coerenti, a partire dal ripristino delle condizioni per la ripresa del confronto contrattuale attraverso la ri-definizione delle specifiche aree.
In questa condizione di stallo circolano rumors su ulteriori tagli al trattamento economico della dirigenza pubblica, mettendo insieme, demagogicamente, i top manager degli enti economici e dei ministeri con la generalità di una dirigenza del SSN, fatta in stragrande maggioranza di professionisti, già fortemente penalizzata in termini di peggioramento delle condizioni di lavoro e decimazione degli organici. Continua, insomma, la caccia al dipendente pubblico che non si esaurisce neppure con il pensionamento, visto che si definiscono “d’oro” emolumenti frutto di una pesante e costante tassazione e contribuzione. E minaccia di risalire l’età di quiescenza delle donne, senza tenere conto della fatica di assicurare assistenza notturna e festiva a 63-64 anni di età, con buona pace anche della sicurezza delle cure. Curioso come da una parte si assicuri di non volere toccare la Sanità, riconoscendo che non è in grado di sostenere ulteriori restrizioni, e dall’altra si rimettono le mani in tasca a medici e dirigenti del SSN, che evidentemente non fanno parte del sistema. Chissà se i fantastiliardi di risparmi che luccicano agli occhi del Ministro della Salute comprendono o meno i tagli degli stipendi di chi continua ad evitare che la sanità pubblica italiana subisca la deriva della Grecia.
La COSMeD dice basta a pregiudizi e discriminazioni nei confronti di chi ha contribuito come nessun altro al risanamento del Paese. Forse è il momento di abolire le “leggi speciali” fatte contro i dipendenti pubblici fino a considerare questo status quasi un reato. Governo nuovo con ricette vecchie: ma non dovevamo cambiare verso?
La COSMeD diffida il Governo da iniziative frutto di accanimento ideologico, a prescindere, nei confronti di categorie ormai esasperate, auspicando il recupero di un rapporto non conflittuale con la dirigenza pubblica del SSN senza la quale nessuna riforma è possibile e credibilmente attuabile.