Le grandi imprese italiane valgono di più, ma sono un tesoro sempre più in mano agli stranieri. Negli ultimi dodici mesi, nonostante la crisi, il valore delle società per azioni del nostro Paese è cresciuto di 52,6 miliardi di euro (+3,3%) da 1.619,9 miliardi a 1.672,5 miliardi, ma è in aumento di 48,6 miliardi (+15,3%) la quota di possesso detenuta da soggetti esteri che complessivamente ora hanno 366,7 miliardi rispetto ai 318,1 miliardi di un anno fa. Risultato positivo per le spa quotate in Borsa che hanno recuperato 53,5 miliardi (+155,1%) di capitalizzazione passando da 344,3 miliardi a 397,8 miliardi. Questi i dati principali di un rapporto del Centro studi Unimpresa che ha analizzato l’andamento del valore delle spa della Penisola dal terzo trimestre 2012 al terzo trimestre 2013. Secondo la ricerca, basata su dati della Banca d’Italia, le società per azioni italiane ora valgono in totale 1.672,5 miliardi in aumento di 52,6 miliardi rispetto ai 1.619,9 miliardi dei dodici mesi precedenti. Un bacino in cui rientrano anche le imprese quotate sui listini di piazza Affari che hanno registrato un andamento positivo, nonostante la crisi e la recessione. Le società quotate hanno invertito la rotta: a settembre 2013 capitalizzavano 397,8 miliardi di euro, cioè 53,5 miliardi in più rispetto ai 344,3 miliardi di settembre 2012.
Cresce, però, il peso degli azionisti stranieri nelle imprese italiane: nel periodo sotto osservazione, le quote di spa in mano a soggetti esteri è aumentato di 48,6 (+15,3%) miliardi da 318,1 miliardi a 366,7 miliardi. Un aumento del peso estero proporzionalmente più marcato è stato registrato nel recinto delle aziende quotate: le azioni detenute dagli stranieri sono passate da 132,6 miliardi a 163,3 miliardi con una crescita di 30,7 miliardi (+23,2%). In termini percentuali, gli stranieri ora posseggono il 41,1% delle azioni di imprese quotate, rispetto al 38,5% di settembre 2012. Guardando all’intero bacino delle società per azioni tale percentuale è assai più bassa: a settembre 2012 era il 19,6% e dodici mesi più tardi era sostanzialmente stabile al 21,9%.
"La ricerca – commenta il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi – consente due riflessioni: anzitutto che la crisi italiana è nelle piccole e medie imprese e che proprio su questa categoria vanno concentrati gli sforzi da parte di Governo e Parlamento. Quanto alle quote di possesso, la crescita degli stranieri mostra un forte interesse per il made in Italy, che ha sempre una grande forza attrattiva, ma allo stesso tempo deve essere fonte di preoccupazione enorme per il sistema Passe: si lanciano segnali d’allarme rosso quando i player internazionali vogliono acquistare grandi nomi, quelli conosciuti. Mentre sotto traccia, e nel silenzio più assordante, stiamo perdendo tutto". Il presidente Longobardi commenta poi le dichiarazioni del responsabile economico del Pd, Filippo Taddei, sul presunto rimpatrio delle aziende italiane: "Noi non osserviamo questo fenomeno, semmai notiamo la crescita costante della presenza straniera dentro i nostri confini".