In Italia gli stipendi sono divorati dall’inflazione e fermi fino al 2018. New York +18% di aumenti e 3,4 miliardi di arretrati

Mentre in Italia il Governo continua a tenere in vita una ridicola melina sul rinnovo contrattuale dei nostri docenti, in tutti i paesi più sviluppati del mondo gli insegnanti sono valorizzati e incentivati. Ad iniziare dagli Stati Uniti: in queste ore da New York è giunta la notizia che l’amministrazione, grazie all’apporto decisivo del sindaco di origini italiane Bill de Blasio, ha dato il via libera ad aumenti in favore dei docenti pari al 18% in nove anni e al finanziamento di 3,4 miliardi di arretrati. E ciò malgrado siano previsti per quest’anno ben due miliardi di dollari di ‘buco’.

Si tratta della conferma di quanto in Italia, dove il contratto non è rinnovato dal 2010, si continui a parlare di investimento sulla scuola solo a parole ed in corrispondenza delle compagne elettorali. La realtà è che con il comma 452 dell’articolo 1 della Legge di Stabilità 2014, la 147/13, l’unico aumento, quello dell’indennità di vacanza contrattuale, sarà “sospeso” almeno sino al 2017. Considerando che la norma si riferisce al comma 17 dell’art. 9 della Legge 122/2010, i valori stipendiali del personale della scuola rimangono di fatto fermi addirittura al 2009. Nei mesi scorsi, per certi docenti si è arrivati addirittura al paradosso dello stipendio diminuito per effetto del “pasticcio” sugli scatti.

"Solo nel nostro Paese – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – i sindacati rappresentativi e il Governo continuano a concentrarsi su 350 milioni di euro di ulteriori risparmi per pagare gli scatti del 2012, mentre la Ragioneria dello stato rileva che gli stipendi rimangono 4 punti sotto l’inflazione registrata negli ultimi anni. Come se solo il mancato adeguamento al costo della vita non avesse fatto perdere ai nostri insegnanti almeno 3.600 euro. E facendo finta che l’attuale blocco contrattuale, irrecuperabile, non sia stato procrastinato per altri tre anni".

"Anche gli ultimi nostri provvedimenti governativi non cambiano la sostanza. Perché a maggio la metà dei docenti italiani non riceverà i famosi 80 euro di incremento previsto dal Governo solo per gli stipendi fino a 26mila euro lordi: nella somma vanno infatti compresi tredicesima e indennità, quindi riguarderanno solo i precari e le prime due fasce stipendiali. E per chi non fruirà degli 80 euro si tratterà di una vera beffa, perché dovrà invece pagare l’aumento della tassazione sui pochi risparmi lasciati nelle banche. Così il gap di 600 euro che a fine carriera prendono in più i loro colleghi che insegnano negli altri Paesi OCDE – conclude Pacifico – diventerà una voragine