E’ opinione diffusa che l’uscita dall’euro converrebbe al nostro Paese. Non è così. Vediamo.
All’annucio della volontà di uscire dall’euro i risparmiatori si precipiterebbero nelle banche a ritirare i propri risparmi e a vendere titoli di Stato e non. Banche, assicurazioni, fondi, ecc., che ne posseggono l’80%, venderebbero i propri titoli pubblici. Lo spread BTP/BUND salirebbe alle stelle. Lo Stato dovrebbe emettere titoli ad elevato interesse, aumentando il debito pubblico, e dovrebbe ricorre a drastiche misure di taglio della spesa pubblica con effetti, in particolare, sulla sanità e sul sistema assistenziale e previdenziale. Le banche, per acquisire liquidità, non potendo rifornirsi dalla BCE, dovrebbero ricorrere al mercato o dichiarare fallimento. Le imprese seguirebbero la sorte delle banche. Nessuno degli attuali leader dei tre maggiori forze politiche auspica l’uscita dall’euro. Nemmeno Grillo, lo vuole, o meglio lo voleva, ma poi ci deve aver ripensato: "Io sono per valutare una seria proposta di rimanere in Europa ma uscire dall’euro con il minor danno possibile" (anno 2012); "Io non ho mai detto di uscire dall’Europa, io non ho mai detto di toglierci dall’euro" (anno 2013). Uscire dall’euro ci porterebbe al disastro. Chi vuole governare sulle macerie di un Paese ridotto alla povertà?
Primo Mastrantoni, segretario Aduc