Europee 2014. Maggio (Pd): Si pensi alla rinascita della Sicilia programmandola

“Quasi alle ultime battute della campagna elettorale, mi permetto di dire che non è coi ‘botta e risposta’ né con le smanie di protagonismo, ma con un grande senso di responsabilità che bisogna provare a rimettere la Sicilia sui binari corretti. Quella degli uomini e delle donne di sinistra è una storia collettiva trasversale per età e percorsi politici. Ma alla base del dibattito politico non possono esserci le risse interne, che non conducono a nulla, o la ribellione a tutto e a tutti in nome degli estremismi. Alla base ci deve essere la necessità di ripensare qualitativamente al modello che vogliamo. Il Pd, senza dibattito interno, non è un più un partito progressista e tanto più non lo è quando esprime totale subalternità di idee e di azione al pensiero dominante. Sia del Governo centrale che di quello regionale. Pensiamo a rafforzare il rapporto con la base del partito e confrontarci con i movimenti. Concentrarsi sulla cronaca minuziosa della politica locale non rende un servizio reso alla democrazia: ci distrae dagli obiettivi. Se ne abbiamo”. Lo afferma il deputato regionale del Partito Democratico Mariella Maggio alla vigilia del voto per le Europee in merito all’acceso dibattito che sta accompagnando gli ultimi scorci di campagna elettorale. “Andiamo oltre la retorica dell’antimafia – prosegue la Maggio -, che ci ha condotto sterilmente ancora discutere di ‘antimafia delle carriere’ e di ‘negazionismo’. Garantismo non vuol dire mafiosità. ‘Garantismo’ consiste nel semplice rispetto delle regole di uno Stato di diritto. Non ci si può limitare a guerre su chi è più antimafioso dell’altro. Peraltro, spostando il punto cardine dalla lotta alla mafia ai personaggi in campagna elettorale. E fare ciò in giorni come questi, dove si celebra il ricordo dei nostri uomini migliori che si sono sacrificati per la Sicilia, è ostile ad un’idea di redenzione e sviluppo per quest’Isola. Il tema centrale è, invece, la mancanza di programmazione che conduce innanzi tutto alle perversioni di un sistema che crea le opacità delle lobbies, che sono sempre in agguato e che creano un intreccio perverso con una macchina burocratica ferma, senza visione strategica a guidarla. Nel momento in cui manca il filo conduttore di un progetto vero, serio, ecco apparire figure di natura indefinita, rappresentanti di interessi. Per questo, non si può trascurare il tema della riorganizzazione della macchina e degli organici degli uffici. Vi sono uffici-chiave – secondo la vicepresidente della Commissione Lavoro – che potrebbero dare un valido contributo all’emergere, e quindi alla soluzione, di vari e delicati problemi”. E quindi entra nel vivo: “Quello alle Europee non viene quasi considerato un voto politico per mandare in Europa persone capaci, quanto un test elettorale siculo. Il dibattito, in questo contesto, è caduto quasi naturalmente sul tema della faziosità perché non c’era un progetto politico di cui discutere. Ed è grave, in Sicilia, dove la strada è quella della piena attuazione delle politiche di sviluppo promosse dall’Unione europea. Proprio per questo, penso che l’unica strada perseguibile sia quella della piena attuazione delle politiche di sviluppo promosse dall’Unione Europea. La Sicilia, oltre a fare un uso adeguato delle risorse della programmazione 2014/2020, deve entro la fine del 2015 spendere circa 5 miliardi della programmazione del Fondo sviluppo e coesione, pena il disimpegno. Sui progetti presentati sarebbe necessario operare una rivisitazione per destinarli a misure di carattere anti-ciclico a sostegno di una economia disastrata come quella siciliana. Sono scelte da compiere legandole ad un progetto complessivo e con forza per liberarle dalle opacità e trasversalità delle lobbies della spesa pubblica”. E sulla centralizzazione del controllo: “Non concordo con l’idea di centralizzare il controllo della spesa, che deve agganciarsi alle proposte di chi sul territorio ha competenze e alle rappresentanze economiche e sociali ed essere sostenuto da un profondo cambiamento dell’amministrazione regionale”. Per la vicepresidente della V Commissione all’Ars “anche per questo, gli attori locali ed i sindacati non possono essere coinvolti episodicamente o quando si presentano le emergenze. Oggi è urgente dare le risposte, attese da migliaia di famiglie e di lavoratori. L’eccezionalità deve essere assorbita in un fisiologico confronto permanente per la costruzione di un progetto strategico per il quale occorrono idee di rottura, vero coraggio, capacità di prospettiva, volontà di metterci il cuore per andare oltre l’ostacolo e per salvare la Sicilia dal disastro. Crocetta deve dare attuazione all’obiettivo manifestato e richiesto della partecipazione, attraverso un tavolo di crisi permanente”. “In momenti come questo- specifica – bisogna scegliere la linea della fermezza contrastando ogni forma di abuso, ma stando dalla parte dei più deboli per affermare la giustizia sociale. Ed è in questa ottica, per esempio, che vanno trattate le problematiche che riguardano la formazione e gli ex pip. Il governo deve essere capace di esprimere una politica gestionale trasparente senza penalizzare i diritti dei lavoratori. Anche se i problemi di bilancio non nascono con la presidenza di Rosario Crocetta, ora che si è chiusa una fase e si è arrivati al collo della bottiglia, non si possono rivendicare sostegni senza prima aver fatto tutto il possibile per contenere costi e tagliare gli sprechi, che non albergano solo nella Formazione, ma riguardano in egual modo le partecipate, veri e propri centri per la dispensazione di prebende ed i vari enti e strutture satellite dell’orbita regionale. Vanno quindi compiute azioni di contenimento degli sprechi nella pubblica amministrazione e messa in campo una soluzione per mettere dei tetti retributivi agli stipendi dei dirigenti”. “Infine, considerato che in queste ultime settimane è tornata al centro del dibattito la questione autonomistica, tengo a precisare che non sono favorevole a riforme statutarie che mettano in pericolo la nostra autonomia. Sono convinta che il nostro Statuto finora è stato disatteso e mal utilizzato, trasformato in elemento di freno: quindi va necessariamente riformato. Ma è dalla stessa Sicilia che deve partire una proposta, mettendo al lavoro competenze e professionalità adeguate – conclude -, prima che si concluda la riforma del Titolo V.”